Caccia, stop al referendum

Dalla Rassegna stampa

Un quarto di secolo in attesa di esercitare un diritto di voto. Il referendum sulla caccia, per il quale nel 1987 in Piemonte le associazioni animaliste e ambientaliste unite raccolsero 60 mila firme, non si farà.

Il consiglio regionale guidato dal leghista Cota, ieri pomeriggio, con un emendamento a sorpresa, ha cancellato l'oggetto stesso del referendum. Il Piemonte ha spazzato via, cioè, una propria legge pur di non doverla rimettere in discussione.

Sotto choc il Comitato promotore (Lac, Lav, Pro Natura, Lipu, Legambiente, Italia Nostra, Wwf e Radicali Italiani) che, si badi, non chiedeva di vietare la caccia ma solo di rendere più stringenti le regole: ridurre da 29 a 4 le specie cacciabili, impedire l'attività venatoria domenicale e sui terreni innevati. Beffato due volte.

Non soltanto non ci sarà il referendum già fissato per il 3 giugno, dopo l'ultima sentenza della Corte di appello di Torino che aveva chiuso la guerra ultraventennale a colpi di carte bollate intrapresa dalla Regione. Inoltre, a coprire l'improvviso vuoto normativo, subentrerà la legge quadro nazionale, decisamente più permissiva (44 specie cacciabili, più lunga la stagione venatoria). Un passo indietro gravissimo se visto dalla prospettiva animalista, e addirittura paradossale sul piano politico. Come non considerarlo, infatti, una negazione degli slogan federalisti invocati da Lega e Pdl anche nel Nord Ovest del Paese? Piero Belletti, professore universitario di Genetica forestale, è stato uno dei primi firmatari del referendum nell'87 e oggi è portavoce ufficiale del Comitato: «Siamo abbacchiati ma anche convinti che è solo l'ennesimo rinvio. Non escludiamo una denuncia penale. Sono stati lesi i diritti costituzionali dei cittadini».

La vicenda non finirà qui secondo l'ex ministro del turismo, l'onorevole Michela Vittoria Brambilla, che ieri mattina aveva partecipato ad una conferenza stampa indetta dal Comitato promotore del referendum contro la caccia in Piemonte. «Un tale schiaffo alla democrazia è veramente senza precedenti - commenta a caldo -. Pur di evitare il referendum si calpestano in modo indegno i diritti della cittadinanza. Si continua ad ignorare la volontà popolare per tutelare gli interessi di quello 0,6% di piemontesi che sono cacciatori. I cittadini hanno diritto di passeggiare la domenica nei boschi senza dovere temere di essere impallinati. L'Associazione vittime della caccia, anche quest'anno, ci ha presentato un vero e proprio bollettino di guerra: 11 morti e 75 feriti nella scorsa stagione venatoria». Gualtiero Crovesio, consigliere nazionale Lav, aggiunge: «Questo è un atto vergognoso, inqualificabile, liberticida, dittatoriale. E Riccardo Ferrari, torinese, da cinque lustri in campo con la Lipu, ricorda: «In Piemonte quando cominciammo questa battaglia la sensibilità animalista e ambientalista era già molto forte e diffusa. Oggi, in base agli ultimi sondaggi otto piemontesi su dieci non chiedono solo la riduzione ma sono contro la caccia».

© 2012 Corriere della Sera. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK

Ti potrebbe interessare anche:

 Dichiarazione di Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani, e del tesoriere Michele Capano Salutiamo che per la prima volta un presidente del Consiglio parli di "referendum act", come ha fatto oggi Matteo Renzi: cioè di una proposta complessiva di riforma dell'istituto...
 Dichiarazione di Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani, e del tesoriere Michele Capano   Solo superando le norme "medievali" che ostacolano la raccolta delle firme, la riforma costituzionale amplierà la partecipazione popolare come afferma il presidente...
Radicali italiani è un movimento politico che vive esclusivamente grazie all’autofinanziamento. È così da sempre: non abbiamo mai ricevuto fondi, finanziamenti o rimborsi pubblici. Scopri cosa fanno i Radicali grazie a te e aiutaci a raggiungere i nostri obiettivi!C’è un Movimento per una...