C'è un ossimoro contro tutti i soliti stereotipi

È possibile concepire una politica che oltrepassi il soffocante dualismo destra/sinistra? Si può prospettare il superamento di consumate polarità per accogliere, nella direzione dell'apertura, la sfida della complessità? Il fascista libertario di Luciano Lanna (Sperling & Kupfer, pp. 256, €17,00) - di cui s'è già scritto su queste pagine ma su altri aspetti - dà una risposta positiva a questi interrogativi offrendo, con pagine di notevole intensità autobiografica, spunti e riflessioni utili non solo a sfatare la banale identificazione di destra con conservatorismo ma anche a compiere considerevoli salti in avanti. Emerge in pieno l'inadeguatezza di categorie precostituite, appunto destra/sinistra, specialmente se rapportate alle scelte individuali. L'ossimoro, apparentemente improponibile, cui fa ricorso l'autore si conferma particolarmente efficace a mettere in luce quanto all'interno di un pensiero etichettato come "di destra" agisca un'anima libertaria, antitotalitaria e antiautoritaria, che nulla ha da spartire con visioni assolutistiche o integraliste. Emblematico, in questo senso, è il capitolo sul'68 da cui traspare con netta evidenza, nero su bianco, come, ben al di là della miserevole deriva ammessa anche da intellettuali come Goffredo Fofi («nato come fenomeno di una nuova soggettività», ha recentemente affermato senza reticenze l'ex animatore di Quaderni piacentini, «il '68 diventò rapidamente neo-stalinista. Neanche leninista, peggio insomma»), il fermento generazionale abbia avuto radici completamente diverse dagli esiziali orientamenti che, purtroppo, hanno finito per prevalere. Ed ecco, quindi, la beat generation, le cui figure più significative come Jack Kerouac («in realtà sono un cittadino / del mondo / che odia il comunismo / e tollera la democrazia»,) e Allen Ginsberg, esprimendo un'ansia spirituale, una religiosità libera da sovrastrutture, furono notoriamente antitetiche al delirio marxista-leninista. Ginsberg, che amava definirsi "ribelle" e non "rivoluzionario", fu eletto - è bene ricordarlo ai troppi smemorati - il l° maggio del '65 "Re di maggio" dagli studenti di Praga e venne subito dopo espulso dal governo comunista. Ecco la rivolta, per certi aspetti d'influenza evoliana, «contro il mondo moderno», contro l'imbalsamazione dell'esistenza in codici comportamentali scontati, il volgersi verso forme di pensiero alternative al limitato e limitante razionalismo di matrice hegeliana, la (ri)scoperta e lettura di Tolkien, Ezra Pound, Michael Ende, Albert Camus, Hermann Hesse, Artaud, Guenon, Ernst Junger, Henry Miller, René Daumal, Colin Wilson, SaintExupéry, ovviamente di Nietzsche ma anche di Emmanuel Mounier, di etnologi e viaggiatori come Carlos Castaneda e Bruce Chatwin, dei situazionisti Guy Debord e Raoul Vaneigem, dello steineriano Massimo Scaligero, di un fumettista come Hugo Pratt. Certo, se anziché essere fagocitato dal maoismo e finire nel burocratismo partitocratrico, il'68 avesse seguito ben altre rotte da quelle in cui si è poi impantanato, se anziché inneggiare allo zio Ho, preludio dei boat people e dei vari Pol Pot, avesse fatto propria la via tracciata da Emerson, Thoreau, Gandhi, Michelstaedter, Capitini e, perché no?, Alan Watts e Suzuki, sicuramente non avremmo conosciuto né la criminale follia terroristica né i laidi e bolsi funzionari della sinistra di regime. È andata come è andata, lo sappiamo bene, purtroppo. Ma c'è dell'“altro”. Ed è proprio quest'“altro”che desta interesse. Dal libro di Lanna si ha, infatti, conferma di come e di quanto una visione, per così dire, reazionaria della politica non appartenga alla "destra" in quanto tale. Di qui lo squadernamento di vetuste polarità verso una mobilità non ideologica, postideologica, C'è molto dell'eresia radicale, a partire da singole storie e attraversamenti comuni, da Giorgio Albertazzi a Carlo Mazzantini passando per Flaiano, Pannunzio, Panfilo Gentile, un irregolare come Bianciardi. E tutto si regge mirabilmente sull'insopprimibile passione per la libertà, sulla difesa a spada tratta del singolo dall'omologazione e dagli abusi del potere. Si scopre così che, come Marco Pannella non si è mai stancato di rimarcare, al di là d'innaturali barriere, le vicende di tanti "fascisti" si sono pure incrociate con quelle del libertarismo. Dal divorzio alla lotta alla pena di morte ai diritti dei rifugiati politici e alle scelte legalitarie e antipartitocratiche, c'è un filo che unisce vite, esperienze, testimonianze, passioni senza condizionamenti faziosi.
Per usare una felice espressione di Lanna, uno sguardo nuovo si sta ridefinendo, così come si stanno decostruendo, destrutturando, stereotipi che hanno artatamente alimentato pretestuose contrapposizioni foriere di violenza. «Dietro ogni ossimoro» è presente «lo slancio dialettico per tentare di guardare oltre gli schemi predefiniti e i paradigmi statici».
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