«C'è spazio per noi» Tra le fibrillazioni riecco Altissimo con De Michelis

Tanto tuonò che non piovve: è un classico della politica italiana. Il film è sempre lo stesso, chiunque ne sia il regista e dovunque si reciti. Il set di Pontida non fa eccezione. Bossi ha fatto fuoco, fiamme e falò ma non ha silurato il governo. Ma in molti pensano che sia solo questione di tempo e hanno voluto vedere nelle sue parole un preavviso di sfratto a Berlusconi. Gli spettatori più entusiasti delle fibrillazioni della maggioranza sono gli adepti del ritorno al proporzionale. L'altro giorno, in un ristorante di Roma si sono incontrati a colazione Renato Altissimo (sì, proprio lui, l'ex segretario del Pli ai tempi del pentapartito) e Gianni De Michelis e hanno convenuto che con la seconda Repubblica traballante il bipolarismo verrà sotterrato. «C'è spazio per noi», è stato l'unanime, entusiastico, commento.
Chi lo avrebbe mai detto che due come loro avrebbero finito per sperare di trarre giovamento dalla Lega. Altissimo punta addirittura a disseppellire il Pli e a rimettersi in pista dopo anni di lontananza dalla politica. Se Berlusconi cade, magari in autunno, non si andrà subito alle elezioni, ma ci sarà un governo - tecnico o di grande coalizione che sia - che porterà avanti la «baracca Italia». Nel frattempo ci sarà il modo di cambiare la legge elettorale in senso proporzionale.
Un po' meno entusiasti, perché assai diffidenti, gli esponenti del Pd. Fioroni con i colleghi di partito non fa mistero di vedere profilarsi un governo Tremonti all'orizzonte: «C'è tutto un mondo che spinge in quella direzione, anche all'interno del centrosinistra e in ambienti tradizionalmente vicini al Pd.
La Lega lo ha preso di mira in questa fase, ma state sicuri che alla fine gli darà il via libera. Prevedo che l'operazione andrà in porto in autunno: ottobre o novembre». Anche perché, spiegava Sergio D'Antoni l'altro giorno, «è difficile che Napolitano sciolga le Camere in autunno».
Ora il governo Tremonti non è esattamente ciò che il Pd sperava per il suo futuro. È vero che ai primi di giugno D'Alema non ha escluso che, in caso di caduta di Berlusconi, il Partito democratico si sarebbe preso «la sua parte di responsabilità». E che Enrico Letta ha lodato il ministro dell'Economia «perché ha saputo tenere a bada il deficit». Ma per Bersani non ci sono né dubbi né tentennamenti: «Tremonti è una maschera di Berlusconi. E comunque abbiamo avuto già sia lui che il Cavaliere e Bossi. Ora basta». Anche perché il segretario del Pd vuole, fortissimamente vuole, le elezioni. Per lui, un conto è un governo che porti il Paese al voto, dando al Parlamento il tempo di varare una nuova legge elettorale in pochi mesi, tutt'altra cosa è un esecutivo che «consenta al centrodestra di organizzarsi». Magari offrendo a Casini il destro di riposizionarsi.
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