Bufera su Letizia anti-clandestini. Ma i numeri le danno ragione

«Un clandestino che non ha un lavoro regolare normalmente delinque». Letizia Moratti finisce nella bufera per aver detto ciò che tutti i dati delle forze dell’ordine confermano: esiste un legame tra immigrazione irregolare e criminalità.
Al sindaco è bastato ribadirlo da una cattedra dell’Università Cattolica, dove ieri mattina era in programma un convegno sui processi migratori nelle periferie urbane, per far scoppiare il finimondo. I deputati del Pd parlano di «discriminazione di stato», l’expresidente della Provincia Filippo Penati la accusa di «emulare il peggior Borghezio», i radicali si scandalizzano per gli «insulti alle comunità di immigrati». Una pioggia di critiche. Eppure nel Nord Italia, secondo il capo della Polizia Antonio Manganelli, i clandestini sono responsabili di 8 reati su 10 tra quelli commessi da extracomunitari.
In città le ultime stime dell’Ismu, l’Istituto regionale sulla multietnicità, parlano di 39mila irregolari: i vigili in media ne fermano 5 al giorno, con denunce in continua ascesa (dai 1.013 fermi del 2008 siamo passati ai 1.812 del 2009). Negli ultimi quattro mesi, in una città nella quale il 61% dei reati è commesso da stranieri, la polizia locale ha arrestato ben 294 clandestini.
Al termine del suo intervento, dopo qualche mormorio di disapprovazione in aula, la Moratti ha cercato di aggiustare il tiro: «Non ho detto che un irregolare è un criminale, stavo ragionando sul reato di clandestinità. Oggi va cambiato perché chi ha dei processi pendenti per altri reati non viene espulso». Da qui la richiesta al ministro dell’Interno Roberto Maroni di rivedere la propria legge favorendo gli allontanamenti (in sei mesi i giudici di pace hanno espulso solo due persone). Sembrerebbero concetti lapalissiani, ma per la deputata Pd Barbara Pollastrini sono la prova che «a Milano abbiamo un sindaco incapace e inconsapevole dell’enormità delle sue affermazioni». Davanti all’indignazione della sinistra, il vicesindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato (PdL) attacca: «I buonisti sempre pronti alla demagogia sono fuori luogo. Il sindaco ha espresso una verità di fatto confermata dai numeri».
Senza permesso di soggiorno, chi non lavora delinque. «E’ come dire che a Milano piove da una settimana», sorride il capogruppo leghista Matteo Salvini. «La relazione è evidente», rincara il lumbard Davide Boni. Perfino la ricerca del Dipartimento di Sociologia della Cattolica mette in guardia dai clandestini: «Non si può affermare l’esistenza di una correlazione diretta tra stranieri e criminalità- si legge nel documento che registra al Nord un aumento dell’incidenza dei clandestini -, se non con riferimento agli immigrati irregolari».
La Moratti, tra l’altro, ieri ha sottolineato per l’ennesima volta «l’importanza dell’accoglienza e
dell’integrazione per chi rispetta le leggi. Noi investiamo nella scuola e nel sostegno al provato sociale per aiutare gli stranieri in regola».
Maroni, presente al convegno, l’ha subito difesa dalle polemiche: «Il sindaco non ha fatto nessuna equazione, ha detto un’altra cosa». Quanto al tema dell’immigrazione, ieri il ministro ha promesso di accorciare a 30 giorni l’attesa per un permesso di soggiorno e di coinvolgere di più i Comuni nelle politiche di sicurezza. Milano ha assorbito negli anni 200 mila stranieri regolari, ma la pressione dei clandestini non può che preoccupare. «Le parole coraggiose della Moratti danno fastidio - conclude l’europarlamentare della Lega Nord Mario Borghezio -. Il sindaco la pensa come me, è un buon segno».
Al sindaco è bastato ribadirlo da una cattedra dell’Università Cattolica, dove ieri mattina era in programma un convegno sui processi migratori nelle periferie urbane, per far scoppiare il finimondo. I deputati del Pd parlano di «discriminazione di stato», l’expresidente della Provincia Filippo Penati la accusa di «emulare il peggior Borghezio», i radicali si scandalizzano per gli «insulti alle comunità di immigrati». Una pioggia di critiche. Eppure nel Nord Italia, secondo il capo della Polizia Antonio Manganelli, i clandestini sono responsabili di 8 reati su 10 tra quelli commessi da extracomunitari.
In città le ultime stime dell’Ismu, l’Istituto regionale sulla multietnicità, parlano di 39mila irregolari: i vigili in media ne fermano 5 al giorno, con denunce in continua ascesa (dai 1.013 fermi del 2008 siamo passati ai 1.812 del 2009). Negli ultimi quattro mesi, in una città nella quale il 61% dei reati è commesso da stranieri, la polizia locale ha arrestato ben 294 clandestini.
Al termine del suo intervento, dopo qualche mormorio di disapprovazione in aula, la Moratti ha cercato di aggiustare il tiro: «Non ho detto che un irregolare è un criminale, stavo ragionando sul reato di clandestinità. Oggi va cambiato perché chi ha dei processi pendenti per altri reati non viene espulso». Da qui la richiesta al ministro dell’Interno Roberto Maroni di rivedere la propria legge favorendo gli allontanamenti (in sei mesi i giudici di pace hanno espulso solo due persone). Sembrerebbero concetti lapalissiani, ma per la deputata Pd Barbara Pollastrini sono la prova che «a Milano abbiamo un sindaco incapace e inconsapevole dell’enormità delle sue affermazioni». Davanti all’indignazione della sinistra, il vicesindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato (PdL) attacca: «I buonisti sempre pronti alla demagogia sono fuori luogo. Il sindaco ha espresso una verità di fatto confermata dai numeri».
Senza permesso di soggiorno, chi non lavora delinque. «E’ come dire che a Milano piove da una settimana», sorride il capogruppo leghista Matteo Salvini. «La relazione è evidente», rincara il lumbard Davide Boni. Perfino la ricerca del Dipartimento di Sociologia della Cattolica mette in guardia dai clandestini: «Non si può affermare l’esistenza di una correlazione diretta tra stranieri e criminalità- si legge nel documento che registra al Nord un aumento dell’incidenza dei clandestini -, se non con riferimento agli immigrati irregolari».
La Moratti, tra l’altro, ieri ha sottolineato per l’ennesima volta «l’importanza dell’accoglienza e
dell’integrazione per chi rispetta le leggi. Noi investiamo nella scuola e nel sostegno al provato sociale per aiutare gli stranieri in regola».
Maroni, presente al convegno, l’ha subito difesa dalle polemiche: «Il sindaco non ha fatto nessuna equazione, ha detto un’altra cosa». Quanto al tema dell’immigrazione, ieri il ministro ha promesso di accorciare a 30 giorni l’attesa per un permesso di soggiorno e di coinvolgere di più i Comuni nelle politiche di sicurezza. Milano ha assorbito negli anni 200 mila stranieri regolari, ma la pressione dei clandestini non può che preoccupare. «Le parole coraggiose della Moratti danno fastidio - conclude l’europarlamentare della Lega Nord Mario Borghezio -. Il sindaco la pensa come me, è un buon segno».
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