"Brutte notizie dalle province" L'amarezza nel fortino di Emma

Dalla Rassegna stampa

Quartiere per quartiere, sezione per sezione, voto per voto, Roma e provincia, Latina, Frosinone, Rieti. Emma Bonino, occhiali sul naso, e sigaretta tra le dita, è appesa ai risultati. Che cambiano, ora sale lei, ora tocca a Renata Polverini e sono gli ultimi dati, quelli che fanno male. Va come previsto: «Sarà una battaglia al fotofinish». E così è. Scende la sera e il Lazio non ha ancora il suo governatore.
In via Ripense, al comitato elettorale di Emma, c’è un clima che volge all’amaro, le facce si fanno buie con il passar delle ore. Tutto è sospeso, una sorta di apnea forzata,
anche un po’ crudele da reggere. Altalena di notizie che la candidata apprende dallo schermo tv:«Emma, a Roma-città vai fortissimo!». E subito dopo: «Emma, brutte notizie da Frosinone, Latina, Rieti. Lì la Polverini stravince». Via vai di amici, amiche, un po’ al capezzale. Lei -non si fa vedere. Stretta in un giacchino grigio con la sciarpa gialla avvolta intorno pressioni, azzanna un panino per fame arretrata: «Figurati se esco a fare commenti in una situazione così». Perché il problema, mentre la luna sale, è
uno solo: i dati positivi della capitale riusciranno a compensare la defaillance schiacciante nelle altre province? Alle 22 le proiezioni danno la Polverini al 50,6. Emma è ferma al 48,8.
A centellinare qualche dichiarazione, giusto per buona educazione, è Riccardo Milana, coordinatore della sua campagna elettorale, senatore del Pd, cattolico vicino a Marini, perfettamente integrato con il team dei radicali. Uno che è entrato prudente al fianco di Emma per poi «invaghirsi» della sua energia, della sua determinazione, della sua voglia di vincere.
Adesso dice, allargando le braccia: «Sapevamo che finiva così, con un testa a testa». Dunque, prudenza, anche qualche rito scaramantico consumato fuori dai riflettori. Si oscilla; sale il nervosismo. Alle sette della sera, Emma fugge. Il tempo di vederla salire in macchina e una muta di cronisti la segue per un po’, la notte sarà lunga».
Sfida difficile, con un’avversaria, Renata Polverini, sponsorizzata dal premier in persona che si è speso per lei, ha occupato manu militari tutti gli spazi televisivi alla vigilia del voto e ha detto chiaro agli elettori: «O noi o loro». Filippo di Robilant, braccio destro di Emma da una vita, fa la spola tra il suo ufficio e la stanza avvolta dal fumo dove lo schermo distribuisce coltellate. Passa Zingaretti (Pd), transita il radicale Gianfranco Spadaccia, il reggente alla Regione Esterino Montino. Marco Pannella non c’è, aspetta la sentenza nella sede storica di Largo Argentina.
In mezzo a tanta fibrillazione forse è lei ad essere la più tranquilla se non altro per quel che le ha insegnato sua madre: «Fai quel che devi. Succederà quel che può». Più di così - dice ai suoi non si poteva fare. Lo ripete a Radioradicale dove è andata in diretta anche ad urne aperte, con gran indignazione di Cicchitto che l’ha subito accusata di aver violato il silenzio dovuto. Lei colpevole, il premier che
straripa dalla mattina alla sera no, lui invece può.
Non c’è tempo per le riflessioni sugli elettori che si sono sottratti al rito. Emma azzarda una prima risposta nel pomeriggio, del tutto provvisoria, già invecchiata la sera: «Forse chi voleva votare Pdl non se l’è sentita di votare altro, Storace e Lista Civica. Ma questa spiegazione avrebbe senso solo per il Lazio».
Le amiche si preoccupano: «E’ stanca, si è spesa come non mai». Domenica l’hanno portata a cena fuori, a mangiare una tagliata e poi al cinema. Lei, che ha conosciuto Mandela di persona, ha scelto "Invictus". Si è commossa, si è riconosciuta nella frase del vecchio leader: «Non si governa un Paese senza una visione».
Anche Emma Bonino la pensa così e ha giocato per vincere. Forse non ci è riuscita. Ancora non lo sa in questa notte lunga. Ma già trae, da quest’esperienza, comunque vada, un buon bilancio nei rapporti con il Pd: «C’è stata una gran comunanza di intenti in un’atmosfera utile, gradevole. Io ho imparato delle cose da loro, spero anche loro da noi».

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