La brusca marcia indietro del Cavaliere

Dalla Rassegna stampa

La brusca marcia indietro del Cavaliere, con l'ammissione a denti stretti che in questo momento la riforma fiscale annunciata qualche giorno fa è impossibile, e con la scomparsa dall'ordine del giorno del Consiglio dei ministri del decreto blocca-processi che martedì sera sembrava imminente, ha di fatto annullato l'effetto sorpresa del ritorno al lavoro del premier.
Sulle tasse, è possibile che il Cavaliere sia stato indotto a riflettere che la materia è sotto stretta sorveglianza europea: la conferma dell'annuncio dei tagli avrebbe probabilmente portato un richiamo di Bruxelles. Sulla giustizia, la lunga trattativa con il Quirinale e con il presidente della Camera deve aver convinto Berlusconi che era inutile forzare con il decreto, per ottenere una sospensione di soli 45 o 60 giorni dei processi, e beccarsi nel contempo uno sciopero dei magistrati e una levata di scudi dell'opposizione destinate a influire sull'avvio della campagna elettorale.
Berlusconi insomma accelera, frena, riflette, e sembra preoccupato, per ora, di tenere insieme la sua maggioranza e presentare agli elettori che dovranno votare tra due mesi per le regionali un centrodestra compatto. In questa chiave deve leggersi anche il rinvio dell'ufficio di presidenza del Pdl che doveva varare il quadro completo delle candidature per le tredici regioni. L'incertezza del Pd in alcune situazioni chiave come l'Umbria, la Campania, la Puglia e la Calabria, riapre per il Cavaliere la possibilità di stringere Casini nella trattativa finale, e magari convincerlo a schierarsi con il centrodestra, come ha fatto nel Lazio, anche dove la contrattazione tra Udc e centrosinistra era ormai molto avanti.
La riapertura di un canale di comunicazione tra i due leader ex-alleati risale a due mesi fa. Ma l'incontro a Palazzo Chigi tra Berlusconi e Casini non aveva prodotto altro che buone intenzioni e una mezza promessa di aiuto al premier sulla riforma della giustizia. L'intreccio tra questi due problemi aperti e l'opportunità di non regalare l'Udc al centrosinistra potrebbero aver spinto il Cavaliere a prendere tempo.
Rispetto per il Quirinale, niente rotture con Fini, attenzione per gli alleati di oggi e di ieri, meno polemiche, ma senza rinunciarci del tutto, con i magistrati. E' con questa ricetta che il premier si prepara a gestire la delicata fase 2 della legislatura. Le elezioni di marzo sono praticamente le ultime di qui al 2013: se Berlusconi riesce a uscirne bene, o benino, o anche soltanto in piedi, potrà dedicarsi alla realizzazione del suo programma quasi senza ostacoli.

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