La breccia di Pisapia

Dalla Rassegna stampa

Sapessi com'è strano scoprirsi comunisti a Milano. Pisapia avrà pure il cognome di una confraternita religiosa, ma la sua vittoria impossibile contro Mestizia Moratti ha gettato nello sconforto i benpensanti. Come impedire che fra due settimane la capitale del berluscottimismo finisca nelle mani dei centri sociali, degli zingari e degli interisti? Asserragliato nel suo covo di Arcore, il capo della resistenza ha iniziato a studiare le contromosse. La più semplice: un cambio in corsa del candidato. Fuori Moratti, affaticata, e dentro Nicole Minetti, l'igienista dentale che in vista del ballottaggio potrebbe battere la città palmo a palmo, offrendo una rimozione gratuita del tartaro a tutti i milanesi.

Intanto i giornali clandestini che appoggiano la resistenza continuano a scavare nel passato opaco del candidato rosso. Sembra che durante il suo ultimo viaggio a New York, nello stesso albergo frequentato dal banchiere del viagra Strauss-Khan, l'avvocato Pisapia sia saltato addosso a una edizione rilegata della Costituzione americana, tentando di possederla sul divano. Lo staff della Santanchè giudica la pista molto attendibile. Non si esclude un colpo di scena finale. Oltre a essere un vietcong reincarnato in un katanga, Pisapia è infatti un noto garantista che ha spesso polemizzato con gli eccessi della magistratura. Perciò Berlusconi starebbe meditando di candidare lui sindaco di Milano, offrendo in cambio la Moratti e la metà di Pirlo. Ma Bersani nicchia: vuole anche l'altra metà.

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