Braccio di ferro Cina-Vaticano a colpi di scomuniche e e blog

Dalla Rassegna stampa

Terza ordinazione «illegittima» di un vescovo cattolico in Cina nell'arco di otto mesi e seconda notifica della «scomunica» per i nuovi ordinati in due settimane: l'ultima è dell'altro ieri per un vescovo ordinato giovedì senza il consenso del Papa. Sale il conflitto tra Pechino e il Papa come del resto era prevedibile dopo gli stati generali della «Chiesa patriottica» che il dicembre scorso aveva rinnovato i propri vertici con scelte puntualmente rigettate da Roma, che li ritiene illegittimi così come non riconosce i vescovi insediati contro la propria volontà.

Per capire la portata delle tre consacrazioni «illegittime» occorre aver presente che fatti simili non avvenivano più da oltre cinque anni. Dal 2006 non era stato ordinato alcun vescovo senza l'autorizzazione papale e nel 2010 erano stati ordinati dieci vescovi scelti di comune accordo. È stato il governo cinese a interrompere inaspettatamente quel cammino di avvicinamento che sembrava preludere a una normalizzazione diplomatica.

Gli esperti stentano a intendere il nuovo corso, che appare al più «incomprensibile» stante la presenza sempre più attiva della Cina sulla scena internazionale. Ma è un fatto che negli affari interni di nuovo prevalgono le fazioni di estrema sinistra che, a trent'anni dalle storiche «aperture», ancora non si rassegnano a riconoscere un minimo di libertà religiosa. Il giro di vite che colpisce la comunità cattolica pare sia ancora più drastico nei confronti dei protestanti e di altri gruppi religiosi. Ma se Pechino tende a dividere la comunità cattolica imponendo vescovi malleabili, il Vaticano non cede e con l'arma della scomunica invita i cattolici a non seguire i vescovi «illegittimi». I suoi non sono soltanto segnali per addetti ai lavori: da martedì 12 è attivo nella Rete un blog vaticano - lanciato dall'agenzia missionaria Fides - che ha il titolo Being Catholics in China (essere cattolici in Cina) e che invita pubblicamente i cattolici, in cinese e in inglese, a «non ricevere i sacramenti» dai vescovi che non sono in comunione con Roma.

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