Bossi sicuro: se si vota stravinciamo Il premier studia i sondaggi su Vendola

Le trombe del giudizio elettorale per ora tacciono. Ma si va formando uno schieramento trasversale ai due poli che, pur dicendolo a mezza bocca, vorrebbe farle suonare quanto prima, queste trombe: novembre, al più tardi marzo. In questo novero c'è ovviamente il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Il Cav. vuole continuare con il suo governo. Ma certamente al posto di una logorante e lenta guerriglia parlamentare preferirebbe mettere la corazza del capo-partito e fare ciò che gli riesce meglio: farsi votare dagli italiani. Anche per evitare i fantasmi di un governo tecnico. Dopo il voto con cui la Camera ha respinto la mozione di sfiducia nei confronti del sottosegretario alla giustizia Giacomo Caliendo, il ministro per le riforme Umberto Bossi ha detto: «Questo è il segnale che resistiamo. Non si va al voto ora. No a esecutivi tecnici, siamo con Berlusconi. Ma se si va al voto, la Lega stravince». Sulla possibilità di elezioni anticipate, Antonio Di Pietro, leader dell'Italia dei Valori, ha affermato: «Non dipende da me o dall'opposizione. Dipende dal governo Berlusconi e fin quando ci sarà una maggioranza, non si andrà a votare». I radicali eletti con il Pd hanno mutato il loro storico garantismo votando contro Caliendo: evidentemente sentono puzza di urne anticipate e non è il caso di prendere le distanze dalla casa madre democratica. A sinistra è iniziata la lunga marcia del governatore della Puglia Nichi Vendola, con obiettivo le politiche del 2013. Scadenza naturale della legislatura, ma se dovesse succedere qualcosa prima, Nichi non si farebbe pregare per scendere in campo subito. Il discorso sull'homo novus della Sinistra va approfondito. Va bene: in occasione delle elezioni regionali in Puglia se il centrodestra non si fosse diviso tra i candidati Adriana Poli Bortone e Rocco Palese, oggi Vendola sarebbe il capo dell'opposizione. Va bene: D'Alema ha stroncato il neocomunista alla sua maniera («Nichi? Il nuovo? Lo conosco da 35 anni, da quando era nella Fgci, di cui ero segretario», ha detto Baffino alla festa democratica di Torre del Lago). D'accordo: Sinistra Ecologia Libertà, il partito vendoliano, non ce l'ha fatta a entrare in Parlamento. Ma Vendola ha vinto la sua corsa in Puglia contro tutti i notabili del Pd, e alle primarie ha stravinto pure a Gallipoli, feudo di D'Alema. E il presidente del Consiglio Berlusconi con i suoi segue con vigile attenzione la lunga marcia del governatore pugliese: avrebbe commissionato alcuni sondaggi immaginando di dover sfidare proprio lui. Intanto Nichi il rosso sta squassando ciò che resta del centrosinistra. Non c'è in verità granché da smuovere. Il partito democratico come Crono ha divorato a uno a uno tutti i suoi figli: Massimo D'Alema, Walter Veltroni, Dario Franceschini. E Pierluigi Bersani non se la passa benissimo. Vendola ha trovato un alleato inatteso: Veltroni. L'ex sindaco di Roma ha detto: «Una candidatura che spariglia è preferibile ad un dibattito interno insopportabile». Frase che suona come una campana a morto per l'attuale gruppo dirigente del Pd. Ma soprattutto una dichiarazione che configura un Walter contro Walter, perché proprio Veltroni candidato premier alle politiche del 2008 escluse ogni accordo con la sinistra radicale: Rifondazione comunista e Comunisti italiani non riuscirono a eleggere nemmeno un parlamentare, persino l'ex presidente della Camera Fausto Bertinotti rimase fuori da Montecitorio. Veltroni ha sempre iscritto questo tra i meriti della sua segreteria, visto che credeva in una sinistra «a vocazione riformista e maggioritaria», nonché capace di aggregare al centro. Ci sono molti dubbi sul fatto che il progetto Vendola sia capace di attrarre quei ceti moderati decisivi per vincere le elezioni e governare l'Italia. Ma si sa, i sogni (e gli incubi) muoiono all'alba. E l'alba delle elezioni, per ora, è di là da venire.
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