Bossi sfotte Silvio "Ma come si fa?". Poi trova il cavillo

«Ci dovevano pensare loro!», «non ci possiamo fidare!», «a noi non capita!». Via Bellerio, sede della Lega Nord, ieri pomeriggio. Si diffonde la notizia del pasticcio-firme di Roberto Formigoni. Il governatore uscente è in fuorigioco. E con lui le liste che lo sostengono, Lega compresa.
Nei corridoi, i padani spediscono agli alleati una raffica di insulti. «Più che arrabbiati siamo increduli...» prova a, smorzare qualcuno, mentre negli uffici i telefoni suonano di continuo e si cercano disperatamente dettagli. «Però a Pavia abbiamo raccolto più di mille firme da soli!», «e a Bergamo? Parliamo di Bergamo? Quasi 2.900 firme per conto nostro!», «il PdL è incredibile!», «quelli son matti!». Poi i dettagli arrivano, i contorni del guaio si fanno più nitidi, il leader regionale Giancarlo Giorgetti decide di parlare: «Il potentissimo ufficio elettorale della Lega Lombarda ha trovato una sentenza del Consiglio di Stato che dovrebbe rimediare in modo sufficiente e definitivo alle censure della Corte d'Appello. Come sempre la potentissima e piccola Lega risolve i problemi».
I padani hanno rispolverato un ricorso del 1995 in Molise, dove alla fine sono state ammesse delle firme precedentemente bloccate causa assenza dei timbri del Comune. La stessa anomalia riscontrata su più di cento autografi a sostegno di Formigoni. C'è ottimismo, il caos rientra, il quotidiano la Padania annuncia il titolo di apertura di oggi: «La Lega salva Formigoni». Seguono dichiarazioni di Giorgetti.
Da.Roma apre bocca il leader Umberto Bossi: nel Lazio «io non ci sono, è la destra che ha sbagliato, quando ci sono le nostre liste prendiamo un sacco di voti». Però in Lombardia, sbotta il Senatur, «come si fa a sbagliare a presentare le liste alle regionali?». Roberto Calderoli è assediato dai cronisti, chiedono commenti sugli alleati, lui è presissimo dal disegno di legge anti-corruzione e mette la testa pure sull'inchiesta Mediaset che coinvolge il premier: «Il Consiglio dei ministri potrebbe sollevare un conflitto di attribuzione con il tribunale di Milano...». Ministro, cosa dice sul caos per il Pirellone? «In Lombardia sembra si stia risolvendo» taglia corto il titolare della Semplificazione, «credo fossero problemi di timbri ma dovrebbe essere riammessa».
Indifferente alle vicende laziali e serena per quelle lombarde, la Lega è inferocita per i pasticci piemontesi. Il candidato governatore Roberto Cota ha scoperto che, contro di lui, correranno un'altra Lega - la Lega padana - e addirittura una lista Cota che sostiene una sua omonima, tale Nadia. Non solo.
C'è pure un PdL, che sta per Partito dei liberali, e che rischia di ingoiare voti destinati al Cavaliere. Scattano ricorsi, polemiche, dichiarazioni al veleno: «Le elezioni si combattono a viso
aperto, non con i trucchetti, presentando liste truffa per danneggiare l'avversario» sbotta Cota. Poi la stoccata: «Non so se ci sia Mercedes Bresso dietro, ma sicuramente questo fatto danneggia me e non lei». Replica l'Udc Michele Vietti, che in Piemonte sostiene la governatrice uscente del Pd (insieme all'estrema sinistra): «Gota parla di "liste truffa", ma finge di dimenticarsi di quella messa a segno dal suo schieramento.
L'ex capogruppo Udc in Regione si è collegato con una lista recante il suo nome e poi si è apparentato con Cota. Così ha evitato la raccolta, delle firme». I centristi promettono provvedimenti, da. Biella annunciano lo stop alla, lista "Grillo in Parlamento" dopo il ricorso dei grillini, i leghisti diventano più ottimisti e controreplicano agli uomini di Casini: «Uno dei capigruppo che sostiene la presidente uscente ha dato l'esenzione ad una delle liste collegate al gruppo di liste truffa. E' un pessimo esempio nei riguardi dei piemontesi. Questa è proprio la politica degli imbrogli che la gente vuole spazzare via». Seguono contatti tra i vertici leghisti e quelli del PdL. Si parla pure del Lazio. Alcuni colonnelli padani confidano: «Berlusconi è inferocito. Certo che se fosse successo a noi, avremmo già cacciato i responsabili a calci...».
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