Bossi non molla Berlusconi solo perchè non gli conviene

Dalla Rassegna stampa

Dopo che la maniglia di Gianfranco Fini siè polverizzata alla direzione nazionale del Pdl (dove la maggioranza berlusconiana ha mandato ko gli amici del presidente della Camera, con 172 voti contro 11), nel centro-sinistra c’è chi si ostina a cercare un altro appiglio per mettere in difficoltà il centro destra. Costoro, ricordando che Massimo D’Alema gli aveva a suo tempo conferito il certificato di «costola della sinistra», sperano adesso in possibili bizze della Lega che, se si verificassero, sarebbero deflagranti, anche perché, contrariamente ai rimasugli di An sparsi nel Pdl, la Lega è un partito monolitico che obbedisce solo al capo.
Ed è proprio per questo che la Lega non verrà meno al patto di alleanza con il Cavaliere. L’intesa Bossi-Berlusconi infatti è un matrimonio di interessi. Più squallido, sicuramente, almeno all’inizio, di un matrimonio d’amore ma anche, sicuramente, più duraturo, come dicevano i vecchi cinici di un tempo che non dovevano ancora essere politically correct.
Bossi del resto il divorzio da Berlusconi lo consumò già quando fece cadere il primo governo del Cav spostando a sinistra la Lega. Con questa operazione però Bossi perse per strada più di metà dei suoi elettori che hanno idee di centro-destra e, in ogni caso, non di sinistra, anche quando provengono da quest’area che però hanno abbandonato, delusi per non farci più ritorno. La rappresentanza parlamentare leghista, dopo questa inversione di marcia ad u, si dimezzò. Ciò volle dire (e Bossi capì subito l’antifona) che la Lega poteva fare tutte le cose che voleva ma che non poteva allearsi alla sinistra. Un fatto del genere è capitato anche all’Udc di Pierferdinando Casini che, essendosi alleata con l’ex radicale e oggi pd Mercedes Bresso nella sua conferma alla presidenza della Regione Piemonte, ha lasciato sul terreno il 30% dei suoi voti.
La stessa batosta, Casini l’ha presa anche quando ha schierato, nel ballottaggio, l’Udc a favore del sindaco uscente pd di Mantova, conseguendo due risultati disastrosi: ha fatto perdere il Pd e ha spaccato l’Udc di Mantova con il suo segretario che si è dimesso per protesta.
Questi fatti che cosa vogliono dire? Che gli elettori non sono una roulotte al seguito dei leader politici. Questi ultimi hanno un elettorato che vota il leader fin che il leader rappresenta le idee, i programmi e quindi anche le alleanze nelle quali crede il suo elettore. Il leader politico quindi ha una libertà limitata di manovra. Se sgarra, viene punito: Umberto Bossi ha già sgarrato una volta pagando un costo altissimo. Ecco perché è fedele a Berlusconi. Perché gli conviene e perché, almeno per il momento, non ha alternative.

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