Borsellino le opinioni e i fatti

Nelle parole dei magistrati che stanno di nuovo indagando sulla strage di via D 'Amelio occorre dividere una serie di considerazioni politico-sociologiche dai risultati investigativi. Alcune contraddizioni emergono. Il procuratore nazionale Grasso ha evocato in una dichiarazione la strategia della tensione, immagine che rimanda a una gestione politica delle stragi. Walter Veltroni ha subito afferrato la chiave interpretativa e ha parlato di un gigantesco depistaggio nel processo che ha portato a condannare anche degli innocenti. Se però poi si leggono con mente serena le affermazioni su fatti puntuali dei magistrati di Caltanissetta che conducono l'indagine, si scopre che il questore La Barbera fece forti pressioni sul pentito Scarantino, quello che si autoaccusò falsamente. Depistaggio o piuttosto fretta di chiudere una indagine su una strage che forse poteva essere evitata sorvegliando con più attenzione la casa della madre del giudice, cosa che la polizia avrebbe dovuto fare alla luce di qualche fatto emerso in questa nuova indagine?
Quanto alla politica, Lari è netto: nessuna prova su mandanti esterni alla mafia. Resta la trattativa, il "papello". Rivalutazione dunque di Ciancimino jr? Neanche per idea, anche qui Lari è chiarissimo: una «pseudo collaborazione» forse con «una regia occulta». Naturalmente punti oscuri rimangono da chiarire ma intanto è meglio abituarsi a leggere tutto e non solo i titoli. E separare i fatti dalle opinioni, come suol dirsi.
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