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L'Unità e Il Fatto annunciavano ieri una nuova importante testimonianza nell'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia. Se vi state chiedendo come sia possibile nel momento in cui le carte sono già sul tavolo del giudice per la udienza preliminare, la risposta è che è possibile. Se mai il problema sta nell'immagine che gli stessi magistrati dell'accusa danno della loro inchiesta. Ma come? Avete stizzosamente risposto ai critici e ai dubbiosi che le loro critiche e i loro dubbi si fondavano sull'ignoranza della mole probatoria racchiusa negli atti dell'inchiesta e ora, a tempo praticamente scaduto, vi affannate a portare testimonianze fuori sacco? Si può parlare di materiale acquisito in tempi recentissimi? Neanche per idea. Ci si basa su una telefonata, o più probabilmente un tabulato telefonico, agli atti da una ventina d'anni, in cui è coinvolto un tizio, vecchia conoscenza delle procure di mezza Italia, che in seguito avrebbe rilasciato- scrivono sul Fatto Rizza &Lo Bianco - "dichiarazioni che più di un inquirente definisce 'una bomba', ma ancora tutte da riscontrare". Un dettaglio marginale, nessuno è perfetto.
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