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Non so chi sia a mentire fra Giuliano Amato e Claudio Martelli che racconta di un incontro nel 1992 in cui Amato gli disse che Craxi non lo voleva più ministro della Giustizia mentre l'allora presidente del Consiglio nega tutto con decisione. Quello che so è che, anche se fosse vero, la spiegazione più logica starebbe non in un torbido risvolto della trattativa fra stato e mafia ma nella verosimile esigenza di Craxi - che all'epoca aveva i pm alla porta di casa - di avere a Via Arenula qualcuno che lo difendesse. E in quel momento, a torto o a ragione, Martelli era quello di cui meno si fidava. È logico e perfino giusto che, dopo vent'anni, sia rimasta impressa nella memoria di tutti l'immagine delle vittime dell'autostrada fatta esplodere a Capaci e sia svanita quella dei contrasti fra i socialisti nel momento della loro crisi. Ma mettere ordine fra i fatti del passato inforcando gli occhiali di oggi non è il modo migliore per scoprire la verità.
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