Bordin line

Non era detto ma ad un certo punto è apparso logico e prevedibi- le che la lista dei tre pm finisse come è finita. La dipietrista Italia dei "valori" travolta da scandali a base di lingerie e video-poker, gli autobus della Napoli di De Magistris fermi in deposito senza benzina e infine Ingroia, ridotto da Crozza a figurante di un corto di Ciprì e Maresco. Non possono lamentarsi del "destino cinico e baro". Il fatto è che sono proprio così. E la fine dell'avventura del candidato Ingroia è apparsa all'altezza del ruolo. Il lunedì lamentava l'illegalità delle elezioni, neanche fosse un radica- le, perché Bersani aveva rilasciato una intervista all'Unità, violando a suo dire il silenzio elettorale. La tesi che il silenzio possa risentire di un testo stampato è tesi degna della logica di molte sue requisitorie. Il fatto che la denuncia avvenisse con un'altra intervista pubblicata a urne aperte chiudeva il cerchio. Infine, ieri il gran finale: "Di certo non mi ritiro dall'attività politica" annunciava stentoreo nel titolo del Corriere della Sera. "Ma non lascio la toga" si cautelava nell'occhiello pur assicurando che la scelta è senza ritorno rispetto al ruolo di pm. Ne consegue che vuol restare attivo politicamente ma non più nel ruolo di accusatore bensì in quello di giudice. Non è molto rassicurante.
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