Bordin line

Il personaggio comincia a farsi notare alla fine degli anni Novanta in Albania, dove frequenta altri egiziani come lui, che erano seguiti passo passo dai locali servizi di sicurezza. Il nostro partecipa a riunioni, fino a che gli americani vengono a sapere che il gruppo egiziano di Tirana è in contatto con il già ben noto al Zawahiri. A quel punto intervengono direttamente, irrompono in una riunione del gruppo, ingaggiano uno scontro a fuoco che lascia a terra un egiziano, catturano gli altri. Tranne uno, il nostro protagonista, che, racconta un avvocato, sfugge non si sa bene come alla retata. Malgrado l'episodio abbia avuto una certa risonanza il nostro ricompare poco dopo in Italia, con lo status di rifugiato politico che non ha avuto difficoltà a ottenere. E ricomincia a complottare. A Milano la magistratura lo intercetta. Continuano a seguirlo senza fermarlo e ancora una volta intervengono gli americani. Stavolta con una delle operazioni più maldestre nella storia della Cia. Lasciano tracce come Pollicino. Si prendono il nostro e lo consegnano agli egiziani. Che però dopo un po' lo liberano. Poi lo riarrestano, infine lo liberano definitivamente. Converrete che la storia di Abu Omar non è precisamente lineare, a prescindere dal ruolo dei servizi italiani.
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