Bordin line

Dalla Rassegna stampa

La lettera di dimissioni da presidente della giunta palermitana dell'Anm scritta dal pm Di Matteo è sicuramente istruttiva. Non per il merito della questione, ovvero l'inchiesta sulla trattativa che Di Matteo continua a condurre e il connesso conflitto di attribuzione risolto dalla Consulta. E' logico che Di Matteo condivida le tesi di Ingroia, a fianco del quale ha condotto l'inchiesta, e dunque anche le critiche alla sentenza della Corte costituzionale. L'impressione però è che al di là del merito della faccenda, che pure viene evocato, la critica all'Anm sia di carattere generale ovvero di essersi sottratta alla "doverosa tutela di colleghi impegnati in attività giudiziarie particolarmente complesse e delicate". Tutela che, pare di capire, Di Matteo ritiene doverosa per l'Anm. Per così dire a prescindere. E forse Di Matteo non ha torto se si considerano precedenti prese di posizione della associazione dei magistrati. Fa riflettere però il fatto che queste dimissioni finiscano per riproporre una lettura sostanzialmente sindacal-corporativa dell'Anm a difesa di una categoria di funzionari statali, per di più dotata di un organo di autogoverno di rilievo costituzionale.

 

© 2012 Il Foglio. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK