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Dalla Rassegna stampa

"Del resto i giudici della Corte costituzionale non sono magistrati". Così Antonio Ingroia, nella sua reazione alla sentenza della Consulta. In questo caso, tecnicamente ineccepibile: i giudici costituzionali in Italia non fanno parte dell'Ordine giudiziario, neanche quelli che ne provengono. L'argomento era stato preventivamente usato da Marco Travaglio in molti suoi articoli, sempre scritti in punta di mazza da baseball. La questione ha una storia interessante e rimanda a quando fu scritta "la più bella delle costituzioni". Della Consulta la magistratura non ne voleva sapere, preferiva che a funzionare da "tribunale delle leggi" fosse una apposita sezione della Cassazione. Cioè l'Ordine. "Tocca solo a noi vigilare, non certo a qualche avvocato o professore nominato dalla politica". Questa posizione, ritenuta dalla sinistra di allora schiettamente reazionaria, ebbe fra i suoi più appuntiti sostenitori un giovane magistrato di fresca nobiltà acquisita, Giovanni Colli. Lo stesso che una ventina di anni dopo fu procuratore generale a Torino, assai osteggiato dai giovani magistrati di sinistra, due in particolare, i più bravi: Gian Carlo Caselli e Luciano Violante. Ma tutto questo Ingroia non lo sa. Travaglio sì e Colli gli sta benissimo.

 

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