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È mancato giusto che la definisse "la suprema cupola della mafiosità partitocratica". Per il resto - a un osservatore superficiale - le reazioni del procuratore aggiunto Ingroia alla sentenza della Consulta, sarebbero potute sembrare degne di Pannella. Oppure, come in molti hanno scritto, di Berlusconi, anche se Ingroia non ha tacciato di "comunisti" i giudici costituzionali. A parte il lessico, e il merito della questione, che segnano le differenze, potrebbe esserci un punto di contatto. Se Ingroia però fosse, come Pannella o Berlusconi, un politico. Casi di magistrati che criticano violentemente una sentenza ce ne sono stati. Per esempio, quando Tortora fu assolto, il suo accusatore, il sostituto procuratore generale Olivares, disse che aveva vinto la camorra. Ma contestualmente annunciò ai giornalisti che dal giorno dopo si sarebbe messo in pensione. La legge Fornero chiude oggi una simile via di uscita. È invece possibile che, fra un chek-in e l'altro, Ingroia annunci la sua discesa in politica. Operazione vantaggiosa che gli permetterebbe di capitalizzare i voti di settori di elettorato anti regime. Sarebbe il trionfo di Frank Cimini che già lo chiama il Tonino del nuovo millennio.
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