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È in Guatemala ma Antonio Ingroia continua a farsi sentire. In collegamento televisivo con "Ballarò" o sui giornali, dove smentisce sempre a metà una sua candidatura elettorale. Ora anche con un libro-intervista a cura di due giornalisti che molto lo stimano, Rizza e Lo Bianco. Ne è uscita ieri una anticipazione sul Fatto - e dove, se no? - dalla quale si capiscono alcune sue idee. La Trattativa è una commedia in tre atti: il primo vede protagonista il generale Mori nel '92, il secondo Scalfaro, Mancino e Conso nel '93, il terzo, nel '94 Berlusconi e Dell'Utri. "Da allora ci sono molte trattative incompiute". Testuale. Dalla commedia si può passare al serial. C'è solo un problema: sulla discesa in campo di Berlusconi Ingroia aveva già imbastito due inchieste, entrambe non hanno superato nemmeno il vaglio del gip. Ciò malgrado il procuratore aggiunto rivela di aver pensato di proporre l'imputazione del Cavaliere anche stavolta e di averne parlato con i suoi sostituti. Il buonsenso ha prevalso. Il titolo del libro è una ambiziosa e rivelatrice citazione pasoliniana: "Io so". Il titolo del famoso articolo del Corriere della Sera in cui Pasolini accusava la Dc delle stragi. Nel testo però l'autore scriveva: "Io so ma non ho le prove. Io so perché sono uno scrittore". Il guaio è che invece Ingroia è un magistrato.
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