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L'intervista di ieri a Tommaso Labate è particolarmente pesante ma è solo l'ultimo di una serie di attacchi di Ugo Sposetti, tesoriere del patrimonio conservato dal disciolto partito dei Ds, contro il modo con cui Renzi finanzia la sua campagna per le primarie. Sposetti è un tipo tosto, sulla cui personale onestà nessuno ha mai avuto da ridire, accanito difensore del sistema del finanziamento pubblico dei partiti. Naturalmente si rende conto che andrebbe modificato ma il suo orizzonte resta dignitosamente europeo e novecentesco. Comprensibile che veda Renzi, che ne vuole l'abolizione, come il fumo negli occhi. Ricostruisce le spese e i supporter del sindaco fiorentino nelle primarie e da vecchia volpe le incrocia con quel che succede nelle partecipate del comune. Sa fino all'ultimo euro quanto costa organizzare un meeting come quello della Leopolda, pulizia dei gabinetti compresa. E i conti non gli tornano rispetto a quel che Renzi dichiara. Difficile venirne a capo ma è vero che nella politica italiana i contributi privati sono particolarmente opachi. Su questo Sposetti ha ragione. Viene però da pensare che il finanziamento pubblico non sia il rimedio, ma la causa. Negli Usa i candidati alle primarie documentano tutti i loro finanziamenti fino all'ultimo dollaro, e guai a loro se non lo fanno.
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