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La mafia si è astenuta. Ha cominciato così l'Espresso venerdì scorso con un articolo di Lirio Abbate sulle elezioni siciliane, ha completato il quadro domenica il mafioso "pentito" Gaspare Mutolo intervistato dal Fatto. Sergio Scandura di Radio Radicale ha notato ironicamente sul sito Linkiesta a proposito dell'intervista che ormai i flussi elettorali vengono spiegati da killer mafiosi invece che dal prof. D'Alimonte. Meno ironicamente ha poi fatto notare che, se il dato dell'Espresso si riferisce alle carceri siciliane, grande partecipazione di detenuti al voto non c'è mai stata - e questo non per scelta loro né della mafia - e che in ogni caso la stragrande maggioranza dei detenuti mafiosi sta in carceri situate dal Lazio in su. Ma non c'è niente da fare. La mafia è onnipotente e la trattativa è trascendente. "Hanno lasciato vincere Crocetta" dice Mutolo dell'ex sindaco antimafia che pure, bontà sua, definisce "un uomo onesto". L'hanno fatto vincere "per mandare un messaggio a Pdl e Udc. Si sentono traditi dalle promesse non mantenute. I loro beni sono stati confiscati, i padrini sono da 20 anni dentro, i più importanti al carcere duro. Mi spiego?". Non del tutto, per la verità. Resta da capire a che sono servite le trattative precedenti su cui si vuol fare un processo, se la situazione è questa. E com'è che di fronte alle promesse non mantenute sono stati tranquilli? "Era una direttiva di Provenzano poco prima di essere arrestato. Stare sette anni senza fare rumore". L'arresto è dell'aprile 2006. Mancano pochi mesi, secondo Mutolo, alla fine del silenzio. Gli stessi che mancano, singolare coincidenza, alle elezioni.
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