Bordin line

"Qua si guarda lo stuzzicadenti invece che la trave!". Gli strafalcioni di Di Pietro sono sempre esilaranti, degni di Totò. Domenica sera però è difficile che qualcuno dei suoi elettori, seguendo "Report", ne abbia riso con simpatia. Ma come? Proprio lui se ne esce con l'apologo della pagliuzza, quella che tutti i politici, dai tempi di Tanassi, sono pronti ad ammettere, pur di paragonarla alle travi altrui? E poi, altro che pagliuzza. Case intestate a famigliari o direttamente a lui, col mutuo o l'affitto pagato dal partito. Consiglieri regionali che finanziano cene da migliaia di euro, il suo avvocato nonché tesoriere dell'Idv laziale accusato di aver fatto sparire cifre a molti zeri. Di Pietro finora aveva sempre risposto con grande sicurezza: "Le hanno provate tutte, i miei nemici, ma io sono sempre stato prosciolto". Vero. Gli hanno perdonato tutto, dai soldi ricevuti nelle scatole da scarpe alla famosa Mercedes. E in fondo anche il programma di Gabanelli, a parte le novità dai consigli regionali, ha riproposto vicende che da qualche parte erano già uscite senza grandi conseguenze. Solo che i tempi cambiano e i sondaggi dell'Idv declinano. Forse Di Pietro comincia a temere anche lui le "toghe rosse". Probabilmente non ha letto Pasukanis ma sa che c'è chi pensa che alla base del diritto ci siano i rapporti di forza e magari si prepara a fargli pagare tutto il conto. "È gente cattiva", disse di loro, e di lui, Bettino Craxi.
© 2012 Il Foglio. Tutti i diritti riservati
SU