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Il 25 aprile in Italia, dal 1948, ha portato nelle manifestazioni ufficiali la passione della parte più politicizzata del paese che litigava con energia sul tema di chi, fra democristiani e comunisti fosse più coerentemente democratico e antifascista. Declinazione della Guerra fredda in una marca di frontiera, ma non solo. Da metà degli anni 60 si aggiunse una nuova conflittualità, stavolta all'interno della sinistra, su chi fosse più coerentemente anti democristiano. In ogni caso, in questi robusti conflitti, il 25 aprile i fascisti in senso proprio restavano sullo sfondo, relegati a deplorevoli ma isolate azioni di disturbo. Il giorno della liberazione ha assunto un ruolo specifico di divisione profonda e retrodatata solo nel 1994, tre anni dopo l'ammaina bandiera rossa al Cremlino e, si parva licet, pochi mesi prima dell'ultimo congresso del Msi. A riprova che siamo uno strano paese, forse addirittura pericoloso, a sé e agli altri.
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