Bonino, Veronesi e il Gran Muftì di Siria: ecco il popolo dei "digiunatori" di Francesco

Dalla Rassegna stampa

Tutti con Francesco nel digiuno contro la guerra. Che il nuovo Papa stia rivelando doti non solo di guida spirituale, ma anche stoffa da leader internazionale, sembrano dimostrarlo le reazioni suscitate dal suo appello lanciato domenica. Sono infatti molti oggi, e da più parti del mondo, a schierarsi con Francesco nel protestare contro la possibilità di un conflitto in Siria, astenendosi dal cibo come gesto concreto per evitare lo scontro. E il Pontefice «venuto dalla fine del mondo» finisce per trovare consenso non solo tra le file amiche, ma pure in quelle di altri credi religiosi, e anche tra i laici.
Come il ministro degli Esteri Emma Bonino. Ai giornalisti che le chiedevano ieri se avrebbe partecipato al digiuno indetto da Bergoglio per sabato prossimo, pur precisando che non si unirà nella preghiera in quanto "laica", la titolare della Farnesina ha risposto: «È probabile». Tra coloro pronti ad affiancare il Papa nel suo proposito dì astensione dal cibo c’è Umberto Veronesi. Il grande chirurgo ha esteso l’invito a digiunare ai membri del movimento Science for Peace, di cui è presidente e fondatore, e che annovera tra i suoi sostenitori 21 Premi Nobel. Veronesi ritiene che questa iniziativa sia uno strumento importante di promozione della pace, un punto di incontro fra scienza e pensiero evangelico. «Le parole del Papa - rileva l’oncologo - confermano che la natura dell’uomo è incline alla solidarietà e l’aiuto reciproco, e la violenza in ogni sua espressione è la reazione a situazioni avverse, prima di tutto alla violenza». Fra i nomi di prima fila anche quello di don Luigi Ciotti: «L’inerzia sarebbe segno di viltà e indifferenza - si legge in una nota diramata dal fondatore del Gruppo Abele e di Libera - . Ma l’uso delle armi – ce lo insegnala storia, ce lo insegnano le tragedie recenti dell’Afghanistan, dell’Iraq, della Libia - non solo non risolve il male, ma lo aggrava. La crisi economica che provoca sofferenza in tante aree del mondo, implica anche sul piano costruzione dei diritti una nuova etica, un nuovo coraggio, una più radicale affermazione della dignità e libertà umane. E chiede soprattutto alla politica di riscoprire la sua forza, che non può essere quella delle bombe, ma deve essere quella della ragione, del dialogo, del negoziato».
L’appello fatto da Francesco ha raccolto adepti anche su altri fronti di fede. Il Gran Muftì di Siria, Hassoun, leader spirituale dell’Islam sunnita a Damasco, si è detto «profondamente colpito dall’appello di Papa Francesco». E ha espresso il desiderio di essere presente alla veglia di preghiera davanti al colonnato vaticano. Hassoun è considerato da molti osservatori come un gigante, nel senso umano e religioso, malgrado le posizioni nazionaliste e l’investitura ufficiale del regime. In linea con lo spirito della Siria multiconfessionale, è un sunnita che forse più di tutti nel mondo arabo si è impegnato nello stabilire una vera "comunione"- ben più che un semplice dialogo, dunque fra le varie religioni. Con il Papa anche patriarchi e leader cristiano ortodossi. L’arco cattolico si è poi dimostrato compatto nell'accogliere, in maniera entusiastica, l’iniziativa di Francesco: dalla Comunità di Sant'Egidio ai Francescani di Assisi, da CL all'Azione cattolica, alla Caritas. Ma anche movimenti di non credenti, come l’associazione "Art. 21" e la "Tavola della pace". Tutti concordi nel rilevare la «grande forza» e «il coraggio» con cui Francesco ha rotto «il silenzio e l’inazione generale che da lungo tempo circonda questa tragedia».

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