Bonino si Aventino no

In queste ore la destra per uscire dalle sue difficoltà e per fronteggiare l'indignazione larga che ha suscitato il suo comportamento, sta cercando di sollevare un polverone, confondendo responsabilità e disorientando l'opinione pubblica. Si deve fare attenzione: perché la cosiddetta par condicio ha lasciato sul campo solo il Tgl, con le sue bugie, omissioni, faziosità. Ecco perché va ricordato che noi del Pd mai abbiamo esultato per gli errori imperdonabili dei nostri avversari nella presentazione delle liste.
Non ci piace vincere a tavolino. E non ci piace una democrazia monca. Per questo il centrosinistra, con unilaterale magnanimità, si era aperto a una soluzione politica, da ricercare dopo che le sedi giurisdizionali si fossero espresse.
Dunque, in qualche modo, anche per noi l'assenza, nel Lazio e in Lombardia, dei candidati presidenti e di tutto il loro schieramento, andava, senza strappi e con ragionevolezza, sanata. Facendo pagare un prezzo politico ai pasticcioni, ma consentendo una vera competizione.
Ma qui è successa un'altra cosa. Enorme nella sua gravità. Si è cercato di imporre in modo frettoloso e autoritario, per decreto, non la soluzione concertata di un problema oggettivo, ma il reintegro della lista del Pdl nel Lazio.
Nel passato, in altre occasioni e per vizi assai meno determinanti, liste del centro-sinistra, e non, sono rimaste fuori e nessuno ha strepitato. Come nel caso dell'Udc in Friuli.
La lista del Pdl nel Lazio non è stata neppure presentata. Non c'è. Non perché un vaso di fiori è caduto sulla testa del presentatore. Non c'è stato un incidente. Il motivo è che fino all'ultimo si volevano cambiare i candidati; si trattava e si barattava. Con l'idea, introiettata ormai nella cattiva politica, che ognuno può fare quello che vuole. Che conta la forza e non le regole e che tutto poi si aggiusta, in questa Italia sbrindellata, privatizzata, deformata dal disprezzo per le istituzioni delle lobby, dei potenti, dei furbi, dei manovrieri. La lista non é stata presentata in tempo, perché per loro è quasi naturale irridere la legge, e fregarsene.
Così come hanno tentato di riammetterla non tanto perché decisiva per il confronto tra i due schieramenti (anche la destra, infatti, con il reinserimento della Polverini aveva garantita la sua rappresentanza) ma perché i candidati, i loro interessi, le loro aspettative hanno spinto il premier ancora una volta a fare di tutto per sistemare i problemi di casa sua e i propri interessi piuttosto che a svolgere un ruolo di equilibrio.
Si è visto nelle ore successive, di che pasta sono fatti i nostri competitori. Nessuno ha chiesto scusa ai cittadini, all'opinione pubblica, a noi. Si sono prima accapigliati tra di loro e ora ritornano un po' pateticamente sulle cattiverie dei "comunisti". Buttando la in tribuna. Non dobbiamo sbagliare. Il clima è torbido. La loro inaffidabilità democratica evidente. Di fronte al decreto, il Presidente Napolitano non poteva fare altro che arginare, correggere e poi firmare. Tranne aprire una fase di ulteriori conflitti ancora più drammatici e irresponsabili. Resta così, ancora di più, il vero punto di riferimento della Repubblica. Spetta, invece, alla politica modificare i rapporti di forza. La protesta deve trovare un traguardo unitario e punti di riferimento concreti.
Si tratta, nelle prossime ore, di praticare tutte le sedi giurisdizionali per contrastare questa deriva di prepotenza e illegalità. Si tratta di far crescere una informazione giusta tra la gente, che scalfisca l'enorme potere mediatico di Berlusconi. Ma si tratta soprattutto di vincere le prossime elezioni regionali: è nelle urne che possiamo "far male" e accelerare il declino della destra e del suo leader.
Vinceremo se saremo uniti, fermi e pacati; difensori della Repubblica e non solo della nostra parte politica, o peggio della nostra fazione. Vinceremo se saremo capaci di interpretare anche il disagio di tanti cittadini onesti, che non votano per noi. La partita da giocare è questa. L'amarezza e lo sdegno non devono portarci sull`Aventino, ma ancora di più nelle istituzioni e in piazza. Proprio con quella limpidezza, trasparenza e tenacia repubblicana che in particolare Emma Bonino ha saputo dimostrare fin dall'inizio della sua battaglia.
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