E la Bonino «ritira» i radicali «Non ci sono trattative»

Dalla Rassegna stampa

 

«La trattativa tra radicali e Pdl è inesistente». Emma Bonino gela le speranze del centrodestra di incassare, il 14 dicembre, la fiducia dei sei deputati radicali eletti con il Pd. I loro voti «non sono all'asta» ribadisce la vicepresidente del Senato e condanna la «banalizzazione» dell'apertura al dialogo con il Pdl da parte di Marco Pannella. Il «colpaccio» che avrebbe risolto gli affanni parlamentari del premier è sfumato e ai cacciatori di teste tocca rimettersi all'opera, in vista del voto di fiducia del 14 dicembre. Bersagli privilegiati, l'Mpa e i finiani dialoganti.
 
Catia Polidori, per dire dell'onorevole del Fli più corteggiata dal Pdl, spera che alla sfiducia non si arrivi mai: «Il centrodestra può diventare veramente invincibile se include Casini e i moderati e rilancia l'azione di governo con un Berlusconi bis». La responsabile del settore Attività produttive di Fli si augura che «tutti rinuncino a un pezzetto di gloria personale per il bene dell'Italia».
 
Cautamente aperturista la posizione dell'Mpa. Un nuovo governo guidato dal premier è la soluzione migliore, ritiene Aurelio Misiti, convinto che un esecutivo con I'Udc e con un programma che accolga le istanze del Sud durerebbe tutta la legislatura. «Visti i drammatici conti dell'Italia è meglio andare avanti con questo governo» ragiona Misiti, «più volte avvicinato» da emissari del centrodestra. Ma a Berlusconi una maggioranza di misura non può bastare. E la caccia ai peones inquieti, dietro le quinte, continua. Maurizio Grassano è conteso. Francesco Pionati dell'Ade dice che l'onorevole «ha già firmato», mentre Italo Tanoni - avvistato mentre conversava fitto con Casini - non dispera di convincere il collega a restare con i liberaldemocratici. L'impressione, al centro, è che nessuno voglia andare a votare. Come dice Saverio Romano, leader degli ex Udc che hanno fondato il Pid, «Casini sta provando a tenere buoni i suoi, perché rischia di perdere pezzi»

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