Bonino: qaedisti in Siria. Letta: l'Italia mai in guerra senza un mandato dell`Onu

L’Italia ribadisce la sua «netta e inequivocabile» condanna dell’uso di armi chimiche che bolla come «un crimine contro l’umanità». Ma non andrà in Siria, non parteciperà a nessuna azione militare fuori da un mandato Onu. Enrico Letta lo assicura davanti alle Camere - prima a Montecitorio, poi a Palazzo Madama - ribadendo e insistendo su quella, che dalla prima ora, è la posizione di Roma: la soluzione alla crisi siriana non può che essere «politica, negoziata» e in questa direzione diventa urgente la convocazione della conferenza di pace Ginevra 2. Perché - scandisce il premier davanti a un Parlamento che, tranne dai banchi dei 5 Stelle, applaude - la risposta all’uso delle armi chimiche, un «confine invalicabile», deve essere «dura, pronta e adeguata da parte della comunità internazionale. Ma un’azione militare, un intervento senza l’ok delle Nazioni Unite non è percorribile. Non solo perché rischierebbe di innescare pericolose reazioni e controreazioni, ma anche perché siamo convinti che nessuna delle parti in campo sia capace di prevalere nel conflitto».
E non solo. Dubbi, consistenti, ci sono anche sulla composizione delle file dei ribelli. Come sottolineato ieri dal ministro Emma Bonino che parla di «forti infiltrazioni di qaedisti, jihadisti e elementi criminali». «L’opposizione è molto composita, la situazione non è certamente "regime contro buoni", spiega il capo della diplomazia. «Bisogna così continuare a sostenere la conferenza Ginevra 2, urgente e indispensabile, insiste il primo ministro italiano pronto, la settimana prossima, a partire per New York dove con la Bonino parteciperà all’Assemblea generale al Palazzo di Vetro. Ma senza facili ottimismi e illusioni. "Non voglio farmene», stigmatizza, ricordando che «la strada diplomatica resta in salita e per conquistare consistenza ha bisogno di verifiche».
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