La Bonino protesta con l'ambasciata "Ora garantite i diritti a madre e figlia"

ROMA - C’è una questione diplomatica non risolta sullo sfondo del caso Ablyazov. Quella presenza così ingombrante dei diplomatici kazaki in tutte le procedure che hanno portato alla fulminea espulsione di Alma Shalabayeva. Di cui adesso il ministro degli Esteri Emma Bonino chiede conto ufficialmente. «Siamo stupiti - ha detto ieri all’incaricato degli affari del Kazakistan, Zhanybek Manaliyev, convocato d’urgenza alla Famesina - ed esprimiamo il nostro disappunto per le modalità irrituali di azione presso le autorità italiane del vostro ambasciatore Yelemessov». L’incontro, riferiscono alcune fonti, è stato piuttosto teso. Nel chiedere spiegazioni sul perché il nostro ministero degli Esteri sia stato completamente scavalcato di fronte a un’operazione così delicata (la notizia dell’espulsione è stata recepita solo il primo giugno, ed espatrio avvenuto), il ministro ha sottolineato come il coinvolgimento di una minore di sei anni, cioè la figlia del dissidente Ablyazov e della moglie Alma, «renda la vicenda ancora più grave sul piano della tutela dei diritti umani».
La Bonino avrebbe voluto rivolgere le sue domande direttamente all’interessato, ma l’ambasciatore Adrian Yelemessov non è a Roma, ufficialmente perché in ferie. La Farnesina ha deciso anche di mandare un funzionario diplomatico della ambasciata italiana di Astana ad Almaty, dove si trovano Alma e Alua, «per verificare le loro condizioni e notificare personalmente la revoca del provvedimento di espulsione». E ha ribadito la richiesta ufficiale del governo italiano alle autorità kazake perché alle due vengano garantiti tutti i diritti. La Bonino inoltre ha deciso di coinvolgere e sensibilizzare il ministro degli Esteri della Lituania, Linas Linkevicius, nella sua qualità di presidente di turno dell’Unione Europea. Dopo l’incontro con Manaliyev, Emma Bonino è stata ricevuta dal Capo dello Stato. Napolitano ha voluto conoscere i dettagli della vicenda e ha chiesto informazioni sull’esito del colloquio con l’incaricato d’affari kazako, in assenza dell’ambasciatore. E questo rientra, viene precisato dal Quirinale, nei normali rapporti istituzionali tra il ministero degli Esteri e il Presidente della Repubblica.
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