Bonino-Pd, lite sul listino. E Berlusconi interviene in quello della Polverini

Dalla Rassegna stampa

C'è un caso Bonino nel centrosinistra. Ma anche una caso Udc nel centrodestra. La definizione dei "listini" nel Lazio provoca fibrillazioni a tutto campo. Sia Renata Polverini che Emma Bonino sono alle prese con la difficile trattativa nelle rispettive coalizioni per compilare la lista dei 14 che, in caso di vittoria, avrebbero un posto assicurato sugli scranni della Pisana, senza doversi sottoporre alla prova delle preferenze.
Ti caso più scottante si è consumato a destra. L'Udc, ancora ieri impegnato in una serie di tentativi di mediazione, avrebbe addirittura minacciato la sospensione della campagna elettorale al fianco dell'ex leader Ugl. Motivo del malcontento, l'assegnazione di tre nomi per i centristi nel listino, quando invece gli accordi sottoscritti nel Lazio ne avrebbero previsti quattro. Sul tutto pesa l'ombra del premier Silvio Berlusconi. Sarebbe stato lui in persona a dare uno stop all'accordo sottoscritto da Polverini. L'allarme Udc, però, pare rientrato in giornata, tanto che il coordinatore regionale Luciano Ciocchetti, afferma soddisfatto al Riformista: «Abbiamo rinunciato ad un nostro nome, in modo responsabile, per favorire la chiusura dell'accordo». Diversa la versione nel Pdl: «Sono ben contenti di avere ottenuto tre nomi». Riguardo invece l'intervento diretto di Berlusconi, Polverini ieri smentiva con poche parole: «Non mi risulta». La scarsa propensione a dare spiegazioni e/o rassicurazioni, però, non ha fatto che confermare la situazione ancora indefinita: «Siamo ancora in alto mare, e non sappiamo se arriveremo ad un accordo», ripetevano ieri nei corridoi. E chi ha partecipato attivamente alla trattativa smentisce le parole della candidata: «Negli ultimi giorni c`è stato un ctteto "sliding doors", c'era
gente che entrava e gente che usciva in continuazione. Berlusconi ci ha messo le mani, la Polverini ha fatto ulteriori modifiche alla luce di quelle osservazioni».
Scongiurata la minaccia dell`Udc, il problema ora resta tutto interno al Pdl: «Sono in mille per undici posti», sintetizzano i bene informati. Allo stato attuale, l'accordo dovrebbe chiudersi con
un leggero favore per gli ex fornisti, e con gli ex Anche cedono un minimo di terreno, avendo una propria espressione nella candidata in persona. Detto in soldoni, degli undici posti rimanenti escludendo quelli riservati all`Udc, sette andranno agli ex Fi, tre agli ex An ed uno sarà indicazione diretta del presidente della Camera Gianfranco Fini. In tutto questo, però, si chiuderebbero gli spazi per La Destra, sebbene Storace sia tranquillo: «Io ho fatto un accordo con Berlusconi, abbiamo indicato il segretario generale Vittorio Messa».
Non va meglio neanche alla candidata Bonino, che per la compilazione del listino sembra abbia posto due condizioni: le metà dei nomi, 7 su 14, dovrà sceglierli lei, pescando soprattutto nella società civile. Inoltre l'esponente radicale vuole che i candidati del listino siano il più possibile espressione omogenea dei territori.
Il problema è che anche il Pd chiede 7 posti. Una richiesta che fa sballare i conti, dato che così facendo non resterebbe niente agli altri alleati: Sinistra e Libertà, Federazione delle Sinistre e Idv. Questi ultimi, ad esempio, avevano già chiuso l`accordo su due nomi; la federazione delle Sinistre aveva espresso Silvia Garambois, mentre anche a Set spetterebbe la scelta di un suo esponente di riferimento. I radicali, comunque poco propensi a cedere rispetto alle posizioni di partenza, interpretano così la situazione: «Stiamo vivendo un vero e proprio arrembaggio al listino da parte dei partiti. Evidentemente si sono resi conto anche loro che Emma è assai meno soccombente di come tanti la dipingono». La stretegia del Pd, invece, per ora suona così: «Noi chiediamo sette posti, e pensiamo siano esattamente quelli che ci spettano. Abbiamo una serie di sensibilità diverse da rappresentare. Non è detto, d'altronde, che le sette personalità scelte da Bonino debbano provenire tutte dalla società civile: qualcuno potrebbe essere scelto tra le fila dei partiti». Per ora, comunque, i nomi quasi certi per il Pd sono quelli di Luisa Laurelli e Luigina Di Liegro. Si parla anche di Mirko Coratti e Fabrizio Scorzoni, mentre è in forse Patrizia Prestipino. L'unico punto di caduta possibile, comunque, «dovrebbe prevedere un piccolo passo indietro sia del Pd che della Bonino, onde evitare che si arrechino danni alla tenuta della coalizone», dice chi sta seguendo la trattativa.

 

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