Bonino: e le mie amiche precarie a Mediaset?

Dalla Rassegna stampa

«E adesso cosa dico alle mie amiche precarie a Mediaset? Che il posto fisso glielo garantisce il presidente del Consiglio?». Emma Bonino, vicepresidente del Senato e punta di lancia del drappello dei Radicali, fa ricorso a una battuta per commentare l’ultima presa di posizione del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, sul valore del posto fisso e sulla necessità di ripensare la flessibilità nel mercato del lavoro, prontamente confermata da una nota di Palazzo Chigi.

«Fuor di battuta, quella di Tremonti è una presa di posizione che mi ha lasciata stupita e perplessa. È come se in un pomeriggio fossero state bruciate le convinzioni e gli atti degli ultimi 15 anni di attività politica del centro-destra. Ormai siamo in un paese dove ogni settimana la discussione si infiamma su un tema, prima il burqa, poi l’islam a scuola, poi il posto fisso. Temi grandi, discussi in modo sgangherato e approssimativo, propagandistico. Sembrano chiacchiere al bar, invece diventano dibattito politico». Per Bonino non è un problema di valori: «La flessibilità è uno strumento di gestione del mercato del lavoro e della produzione, non un valore. È una necessità del mondo in cui viviamo noi e in cui vivono lavoratori e imprenditori. Semmai il problema è che la flessibilità va comunque ben supportata per poter funzionare al meglio. Annunciare l’apologia del posto fisso temo possa avere come conseguenza pratica solo una nuova crescita del lavoro nero». Servono ammortizzatori sociali e "paracadute" efficienti per chi perde il posto: «Il tema è quello della riforma degli ammortizzatori sociali. È stato fatto qualcosa nella direzione giusta, ma anche le casse integrazioni in deroga hanno ancora problemi procedurali e sono solo uno sforzo iniziale. Comunque si dimostra che la stabilità da tutelare è quella del lavoratore non del posto di lavoro, per questo la direzione giusta è quella del welfare to work o della flexsecurity su cui il governo sta peraltro già lavorando». Il riferimento è al prossimo Statuto dei lavori, cui si sta applicando un gruppo guidato da Maurizio Sacconi, e ai progetti di legge elaborati da Pietro Ichino.

Bonino non trascura nemmeno di rilevare come lo stato datore di lavoro sia, quanto a valorizzazione dei posti fissi, particolarmente inadempiente: «L’amministrazione pubblica è il più grande datore di lavoro precario, e la bagarre sul decreto scuola lo ha confermato. Dunque mi stupisce ancora di più, anche come tattica politica, l’annuncio del ministro dell’Economia: è come se avesse solennizzato uno stato di impossibilità operativa, di debolezza intrinseca. Il riferimento culturale del ministro, come in altre occasioni, è stata l’ultima enciclica di Benedetto XVI – continua la vicepresidente del Senato – ma mi chiedo se un ministro potente come Tremonti non debba anche guardare altrove. Magari al suo elettorato più classico, le piccole e medie imprese del Nord: che ne pensano di stabilizzare l’occupazione oggi flessibile? Non vorrei – continua – che la discussione fosse impostata in modo assurdo. È chiaro che è meglio il posto fisso della precarietà, ma è chiaro anche che sarebbe meglio essere tutti sani, ricchi e magari tutti italiani, così risolviamo anche il tema della globalizzazione».
 

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