Bonino: l'Unione? Una follia

Dalla Rassegna stampa

 

Tornare all'Unione sarebbe una follia. L'esperienza del 1996 e del 2006 è stata frustrante e drammatica, un suicidio. Emma Bonino torna nell' arena politica dopo la pausa estiva e al Pd lancia un appello chiaro: «Dobbiamo trovare un' identità di vedute su quattro cinque punti forti e costruirci attorno un'alleanza solida». Serve un fronte progressista «largo», ma non sia l'antico «tutti contro Berlusconi». Anche perché i problemi della politica italiana non dipendono solo dal Cavaliere, bensì dall'intero «regime partitocratico». La leader radicale, a Torino per partecipare ad un incontro alla Festa del Pd, risponde in videochat alle domande dei lettori de LaStampa.it e sgombra subito il campo dagli equivoci: «Io candidata alle primarie? Non è questo il punto. Ho usato il mio nome solo per assicurarmi che non ci fosse una preclusione verso la componente laica e liberale come avvenne con Pannella». E Vendola? «Su temi come il lavoro e la globalizzazione le distanze di merito sono profonde». La Bonino non si entusiasma neppure di fronte alla candidatura di Chiamparino, «una mossa che nasce dal vuoto di leadership del Pd».
Il giudizio su Berlusconi è netto: «Ha accelerato la degenerazione politica e la putrescenza istituzionale del Paese». Ce n'è anche per Fini: «Sta facendo la sua strada con scarsa aderenza al dettato costituzionale. Mi auguro che riscopra il ruolo presidente della Camera». Per ripartire, spiega, servirebbe una «scintilla democratica: non mettere pecette, ma ricostruire la legalità costituzionale». Per la leader radicale la crisi della maggioranza è irreversibile: «A marzo si andrà a votare, purtroppo con questa legge elettorale». E la Bonino non nasconde il proprio stupore per come si sta muovendo il Pd: «A noi piacerebbe presentarci con il simbolo radicale, ma la discussione con Bersani non è nemmeno iniziata. Leggo di contatti del Pd con Rifondazione e Pdci, noi per ora non siamo stati coinvolti». Il sentimento prevalente è la preoccupazione: «Un Paese che va ad elezioni anticipate ogni due anni è un Paese che ha pochissima credibilità - ragiona la Bonino -, sia di fronte ai cittadini che alla comunità internazionale».
«Ciao Emma» e «cara "zia"», i lettori si rivolgono alla Bonino dandole del tu e la incalzano sui temi economici. La leader radicale, ostinata, sparge il verbo liberale: «Stiamo lavorando in Parlamento su una semplificazione legislativa per regolare la cassa integrazione e sulla liberalizzazione delle professioni. Sarebbero riforme a costo zero, ma hanno un costo politico. E in Aula non ci sono i numeri». Per uscire dalla crisi servirebbe un cambio di passo ma il governo è paralizzato: «Berlusconi per due volte ha assicurato a Napolitano che avrebbe nominato il nuovo titolare dello Sviluppo, ma il ministro ancora non c'è». Su Pomigliano la Bonino se la cava con una battuta: «A noi ne servirebbero cento. Lì c'è un' azienda che investe in un Paese che non attira capitali. Per le imprese l'Italia è sconveniente perché non c'è certezza di diritto e le infrastrutture sono carenti. Anche per il sindacato è arrivato il momento di guardare avanti. Il problema non è se Marchionne va ad investire in Serbia. Il problema è che in Italia non viene nessun'altro».

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