Bonino in corsa. Bersani: avete ragione. Ma di rinvio del voto non se ne parla

Dalla Rassegna stampa

Credo che le cose che voi denunciate abbiano un fondamento. Prendo l'impegno a fare ogni operazione perché vengano rivalutate». All'assemblea nazionale dei radicali, ieri a Roma, dopo questa premessa, Pier Luigi Bersani va dritto al punto: di rinvio del voto non se ne parla, «mantengo la contrarietà e un'obiezione». Che è: «abbiamo mobilitato un popolo, ora andiamo davanti agli elettori e andiamoci per vincere», «la palla del pasticcio sta tutta dall'altra parte». Roma, Teatro dei Comici, centro storico. Dopo otto ore filate di dibattito - di cui un paio occupate da due discorsi cosmogonici di Marco Pannella che stenderebbero e stendono chiunque, tranne i duecento militanti arrivati da tutta Italia - i radicali al Pd cavano due impegni: sulle regole per il voto, «facciamo che la pedana di lancio sia accessibile tutti», dice, e sull'informazione pubblica, «sono pronto a fare la mia parte perché la Rai sia adempiente rispetto ai suoi compiti».
Non è quello che Bonino-Pannella e compagni chiedono, e cioè «la sanatoria erga omnes» con rinvio generalizzato del voto, la condivisione da parte Pd della denuncia della lesione dei diritti «umani e civili» in Italia presso gli organismi europei («Unione, consiglio d'Europa e Corte europea dei diritti», è la proposta in crescendo di Marco Cappato).
Pannella rilancia anche l'idea di chiedere asilo politico all'estero, ma l'autorevole ex segretario Gianfranco Spadaccia dal palco replica «Ho 75 anni e nessuna intenzione di farmi mandare via da questo paese».
Ma il bilancio della giornata è positivo, nessun segretario Pci-Pds-Ds-Pd ha mai avuto tanto «rispetto e amicizia». Comunque le proposte restano, dice Pannella nella replica a Bersani, annunciando là per là la presenza alla manifestazione di sabato convocata da Pd e Idv, con lo striscione «Vincere convincendo». Anche perché, ammette Bonino poi, "le condizioni politiche" per rendere concrete queste proposte «a oggi non mi pare ci siano». Lei, in ogni caso, non si ritira dalla competizione del Lazio, anche se «non è pensabile che si decida di andare avanti come se niente fosse», né la convince la tesi «sostanzialista» di chi dice «vinciamo, poi si vedrà». Se non è Bersani in persona, è della famiglia. Il segretario Pd a un certo punto è interrotto dalla platea: «E se dopo il voto partono i ricorsi?», «faremo valere le nostre ragioni», risponde lui. Detto fra parentesi, i ricorsi non sono solo quelli dei «pasticcioni Pdl».
Marco Cappato, che con Lorenzo Lipparini stava per disarcionare Roberto Formigoni in Lombardia, riannuncia l' intenzione di ricorrere anche dopo il voto per ineleggibilità di un presidente uscente al suo terzo mandato. Ed è difficile che lo stesso trattamento non tocchi a Vasco Errani, in Emilia Romagna.
Il dialogo con il Pd comunque procede, nonostante patenti differenze e infinite
indulgenze. Che rendono il Teatro dei Comici il posto giusto per la rappresentazione che va in scena. Bersani sfoggia il suo tono più rassicurante - «a Emma non ho mai chiesto di non essere radicale» - ma chiede di «non indebolirsi reciprocamente, non dico che dobbiamo essere organicamente complementari, ma almeno di non tagliarci l'erba». Poi, quando Pannella decide
che sarà lui a replicare (dal palco il segretario Mario Staderini fa un cenno a Bonino, ma l'anziano leader è già piazzato), il segretario Pd mette su un sorriso paziente, mentre l'altro gli snocciola il rosario, trent'anni e più di torti subiti da parte del Pci e di tutta la discendenza - dalla mancata proclamazione di otto senatori, alla scomparsa dall'europarlamento, al veto sulle liste Coscioni, alla Rai con dentro la sinistra «sovversiva» - «ci avete dato il posto dei trozkisti e noi invece abbiamo continuato a fare fiducia su di voi». L'arringa va per le lunghe, Bonino esce a fumarsi una sigaretta, Pannella è arrivato indietro fino a «Altiero» (Spinelli, ndr) e alla «mamma di Giuliano» (Marcella Ferrara, segretaria di redazione di Rinascita, ndr). La platea comprende e apprezza. Bersani tiene, non tracolla: ma le divergenze restano parallele. Poi alla fine alza il dito per dire una cosetta, solo una battuta: «Se venti anni fa avessi pensato di avere mezz'ora di un discorso di Pannella solo per me mi sarei molto emozionato». Ma Pannella non gli concede neanche l'ultima: «Saresti scappato prima».

 

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