Bonino candidatura double-face

Sono sempre stato un estimatore di EmmaBonino, anche se la sua esperienza governativa
è stata molto deludente. Il suo slogan in questa campagna elettorale che la vede candidata alla Presidenza della Regione Lazio è: "Ti puoi fidare", intendendo ovviamente di lei visto che ci mette la "faccia` ; certo, -ma il vero problema è se ti puoi fidare della sua coalizione e dunque anche di lei. L`esperienza governativa dei radicali nel govemo Prodi, e della Bonino in particolare, come dicevo è stata deludente, nelle politiche economiche e sociali la posizione dei radicali non è mai stata presa in considerazione dai membri di governo: sulle politiche della giustizia il silenzio è stato assoluto, sui diritti idem, e nonostante ciò Pannella si dichiarava il pretoriano Prodi.
In quegli anni colui che esprimeva l`intransigenza radicale era il presidente della Commissione Attività produttive della Camera, Daniele Capezzone, che proprio per ciò fu liquidato da Pannella. Durante il secondo governo Prodi abbiamo assistito in qualche modo a una mutazione, se non genetica, comportamentale dei radicali: si omettono le battaglie per la liberalizzazione dei servizi; sul rapporto fisco-cittadino, ma anche sui diritti civili, ovviamente il tutto per non far cascare il governo del Professore di Scandiano. Potremmo definire l`esperienza radicale nel governo Prodi un`esperienza più che politica, tecnica, nel senso del tentativo di ritaglarsi un proprio spazio sul buon funzionamento del Ministero di sua competenza e per il resto fare come le tre scimmiette "non vedo, non sento e non parlo". L`intuizione di Pannella di candidare la Bonino a presidente della Regione Lazio è certamente geniale: di fronte alla crisi del Partito democratico, essa ha rappresentato e rappresenta un salvagente alla quale si sono aggrappati i dirigenti del Partito democratico non avendo né candidati da presentare, né cose da dire in difesa dei cinque anni di malgoverno della giunta Marrazzo-Montino. Lo slogan della Bonino ha anche un effetto boomerang nei confronti della sua coalizione. Si può credere che esso sia rivolto nei confronti della Polverini, candidata della Popolo della libertà (e dell`Udc) alla Presidenza della Regione Lazio,
ma nei fatti la sua candidatura è un invito ai cittadini a credere in Emma perché dei suoi non ci
può fidare: è la Bonino che garantisce, dunque è consapevole che della sua coalizione non ci si
può fidare. Nei fatti ha ragione la vice presidente del Senato: come ci si può fidare degli stessi uomini e partiti che hanno distrutto 14 sanità nel Lazio e continuano a invocare fondi avendone ricevuto dallo Stato di più del buco trovato? Marrazzo e la sua giunta sono stati commissariati dal governo Prodi perché si riteneva il piano di rientro della sanità un imbroglio, come nei fatti si è dimostrato. Nella sua coalizione, poi, c`è l`universo dei "Signor no". Sono contro la liberalizzazione dei servizi, contro la sussidiarietà (argomento forte dei radicali), contro la tecnologia nell`ambiente e nell`energia, contro la modifica in senso liberale del Welfare e dello Stato sociale, considerano
le imprese come nemiche da abbattere se non amiche (vedasi il caso RiRei, dove le coop amiche vengono difese nonostante la cruda realtà di disservizi e illegalità varie nei confronti dei lavoratori, dei disabili, e delle famiglie). A queste contraddizioni come risponde la Bonino? Chiedendo di fidarsi di lei! E perché mai dovremmo? Ha forse capacità divinatorie di modificare quelle mentalità politiche? Credo che la sua candidatura sia una candidatura double face: da un lato il Partito democratico e soci utilizzano la Bonino e i radicali per coprirsi dalle vergogne di questi cinque anni di malgovemo, ma sempre nella loro visione degli "utili idioti" di toglíattiana memoria (a conferma
della loro coazione culturale a ripetere invece di realizzare una evoluzione culturale da postcomunisti a socialdemocratici). Dall`altro i radicali usano l`impegno della Bonino per conficcarsi come una falange dentro il corpo esausto del Partito democratico allo sbando per
cercare di stimolare e condizionare una formazione politica ormai supina al giustizialísmo di
Di Pietro e affini. A questo punto, però, mi sorge spontanea una domanda: ma ai cittadini del Lazio - tassati più degli altri cittadini del resto d`Italia cosa viene in tasca da questo gioco sulle spoglie del Partito democratico? Nulla. E infatti la candidatura della Bonino non è una candidatura per governare il Lazio, ma per risolvere le contraddizione di questa pseudosinistra ancora cattocomunista, Emma non è una cenerentola che è arrivata oggi e non vede cosa accade intorno a lei e cosa hanno combinato, se ne rende conto e per questo punta sulla sua immagine e non sulla coalizione, La differenza tra le due candidature, quella di Renata Polverini e quella della Bonino, che sono certamente entrambe due donne "del fare``, sta nel fatto che la Bonino sta giocando una partita politica tutta interna al suo schieramento (che se per disgrazia vincesse non
sarebbe in grado di governare), mentre la Polverini, sia per la sua storia, sia per l`omogeneità
politica della sua coalizione, potrà garantire cinque annidi buon governo, condizione necessana
affinché la Regione Lazio possa ritornare ad essere una delle prime regioni d`Italia dopo l`infausta parentesi del duo Marrazzo-Montino e coriandoli affiliati.
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