Bonino: authority per la parità di genere

Rivalutazione del merito, utilizzo dei fondi provenienti dall’equiparazione dell’età pensionabile delle donne nel pubblico impiego per le politiche di conciliazione lavoro-famiglia, pubblicità responsabile che non usi il corpo femminile in modo volgare o degradante. Sono queste le tre proposte lanciate dalla vicepresidente del Senato Emma Bonino e dal "comitato Pari e dispare", che animeranno il convegno "Questione femminile, questione Italia" che si svolgerà domani nella sala Zuccari di palazzo Giustiniani. «Perché l’Italia - sottolinea Emma Bonino - è ancora agli ultimi posti in Europa su quasi tutti gli indicatori che misurano l’equiparazione delle donne. Penalizzate nel lavoro perché ne hanno mille altri da svolgere, compresi tutti quei servizi che lo Stato non fornisce, per i figli o per l’assistenza agli anziani». Sarà un confronto fra parlamentari, industria e parti sociali al quale parteciperanno Emma Marcegaglia, Anna Maria Tarantola, Susanna Camusso, Emma Bonino, Anna Finocchiaro, Rosy Bindi, Maria Ida Germontani, Linda Lanzillotta e Luisa Todini.
Sul fronte della rivalutazione del merito viene proposta un’Authority indipendente per la parità di genere, per giungere a una piena inclusione e alla valorizzazione delle competenze delle donne. Si tratta dell’attuazione della direttiva Ce 2006/54, su pari opportunità e parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego. «L’Authority - spiega la vicepresidente del Senato, Emma Bonino - vuole essere un elemento terzo in grado sia di condannare le pratiche discriminatorie, sia di promuovere quelle più virtuose. Siamo convinti che nelle disparità di merito le donne abbiano tutto da guadagnare da un’agenzia di monitoraggio». Un organismo, rileva Emma Bonino, «che esiste già in altri paesi, del quale abbiamo bisogno perché la situazione italiana è patetica sotto tutti i punti di vista. E se al Nord ci sono regioni dove l’accesso al mondo del lavoro delle donne è nella media europea, quando poi si sale ai consigli di amministrazione tutto precipita a un prefisso telefonico. Nelle università, nelle banche, come nei giornali. E non serve fare studi approfonditi per saperlo».
In pratica l’Authority indipendente vigilerà sul rispetto del principio di uguaglianza tra uomini e donne, dovrebbe promuovere l’effettiva parità fra generi, anche sul fronte della presenza femminile negli ambiti decisionali, elaborare strategie per l’integrazione del principio di pari opportunità a livello pubblico e privato. Intervenire nel mercato del lavoro, del welfare, della formazione, dell’istruzione, della politica e dell’informazione. Con obiettivi di parità graduali.
Altro punto fondamentale, per Bonino, è che vengano investiti in politiche di conciliazione lavoro-famiglia anche i 4 miliardi in 10 anni provenienti dall’innalzamento-equiparazione dell’età pensionabile nel pubblico. «Una specie di destinazione di scopo - dice Emma Bonino - in una situazione nella quale sulle spalle della parte femminile della glorificata famiglia si scaricano tutti quei dati di welfare, assistenza e servizi che il paese non ha mai realizzato. Serve una rivoluzione culturale». Servizi a supporto delle donne, voucher per baby sitter, ma anche la valutazione e l’adozione di best practise già operative in Europa.
Terzo punto un manifesto per una pubblicità responsabile, che «non usi - dice la Bonino il corpo delle donne più o meno svestito anche per fare la pubblicità al caffé. Non sono una proibizionista e neanche una parruccona, ma c’è una questione culturale della rappresentazione del mondo femminile, uno stereotipo che propone veline o angeli del focolare. Nel mezzo c’è una varietà straordinaria di ingegno e di impegno al femminile». Donne alla riscossa, dunque, ma sulle quote rosa la Bonino non cede. «Lo posso accettare in Afghanistan come dato temporaneo. La quota rosa di per sé è l’annullamento del merito».
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