Bonino al Colle, un nome per il cambiamento

Caro Direttore,
Lei sponsorizza Bonino alla presidenza della Repubblica. Non mi sembra che con le sue campagne a favore dell’aborto e delle droghe possa vantare requisiti morali tali da rappresentare la maggioranza degli italiani. Il Tempo sotto la guida di Sechi ha virato sulla linea perdente di Monti. Lei sta portando il “mio” quotidiano da una posizione di centro destra a una radical chic; viene da chiedersi, “cui prodest”?
Felice Ramundo
Caro Felice,
un giornale chic, senza radical! È soltanto una battuta, perché è evidente che la mia direzione ha riportato Il Tempo sulla sua tradizionale linea editoriale. Sulle differenze di genere sono la prima a dire che non basta essere donna per ricoprire incarichi di vertice. Ritengo invece che i tempi siano maturi perché una donna possa salire al Quirinale e, anche se non ci credo, i nostri politici potrebbero dare un segnale di grande cambiamento. Due sono stati i nomi fatti: Bonino e Finocchiaro. Le battaglie civili della radicale possono non convincere tutti gli italiani, ma neanche l’appartenenza politica dell’esponente del Pd convince tutti gli italiani. E proprio perché non siamo radical chic, come la sinistra, non sponsorizziamo Anna Finocchiaro (peraltro poco gradita anche all’interno del suo stesso partito), ma scegliamo Emma Bonino.
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