Bonino, accordo ad un passo: nomi di area ma non di partito

Dalla Rassegna stampa

«In fondo si consolano al Pd - il fatto che la trattativa per il listino dei presidente stia andando
tanto per le lunghe è un segnale molto positivo. Ci rendiamo conto che possiamo vincere. Altrimenti, non ci sarebbe tutto questo desiderio di fame parte...». Vero: come è anche vero che ieri il livello della tensione fra la candidata presidente Emma Bonino e i partiti della coalizione si è alzato e, ormai a 24 ore dalla presentazione del listino e con la necessità di raccogliere le firme, l`accordo fra Riccardo Milana (coordinatore della campagna elettorale), Rita Bernardini
(Radicali), Alessandro Mazzoli, (segretario regionale del Pd), non si era ancora chiuso. Fino a che non si è decisa una svolta: i partiti indicano i nomi, ma attingono dalla società civile. In serata è stata chiesta la disponibilità al grande ballerino Raffaele Paganini. Con una lista che
si andava formando: Luigina Di Liegro e Luisa Laurelli (area Pd, ma c`era anche chi premeva
per il consigliere municipale Scorsoni), Sergio Rovasio (Radicali, per anni assistente di Marco Pannella, impegnato nelle battaglie per i diritti gay), Alfio Cortonese (preside di Beni Culturali
all'Università della Tuscia espresso dall'Idv), Bia Sarasini (Sinistra Ecologia e Libertà).
Nella notte si attendeva la risposta di importanti personaggi della cultura e dello spettacolo.
Intanto, però, si sono persi dei pezzi. I Verdi hanno annunciato: a queste condizioni ci chiamiamo fuori. Angelo Bonelli, ha spiegato: nel Lazio non ci sono le condizioni per presentare le nostre liste, perché continuano a persistere gravi irregolarità nella raccolta delle firme. Ma non c'è solo questo. Bonelli parla apertamente del listino: «Preoccupa la mancanza di collegialità nelle scelte che riguardano il listino e l'atteggiamento di chi vorrebbe tenere fuori dalla coalizione le regole del pluralismo». A minacciare di lasciare la coalizione ci sono anche i Liberali Riformatori. Ieri la consigliere regionale uscente Antonietta Brancati ha spiegato: «Se ci lasciano fuori dal listino, lasciamo la coalizione. Non ci sono garanzie per i partiti più piccoli».
Per tutto il pomeriggio sono rimbalzati i rumors: Emma Bonino ha offerto cinque posti al Pd, il Pd ne vuole sette. IdV ne chiede quattro, forse si accontenterà di tre. Due andranno ai radicali, il resto agli altri partiti, ma non c'è un posto per tutti. Alla fine si è scelta la strada dei nomi che in qualche modo rappresentino società civile e partiti. Perché è così importante entrare nel listino formato da 14 persone? Perché se la candidata alla presidenza vince, automaticamente si entra in consiglio (se perde, tutti a casa). Ieri Sinistra ecologia e libertà ha presentato la sua lista: sarà guidata dal fisico Marcello Cini.
 

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