Bombe sugli aerei: sì della Nato. Il Pdl: siamo pronti. Il Pd frena

Dalla Rassegna stampa

 

L'eventuale decisione di armare con bombe i caccia italiani «non è in contraddizione con il mandato e la strategia militari delle forze Isaf in Afghanistan». Lo ha affermato ieri il segretario generale della Nato, il danese Rasmussen, dando la copertura dell'Alleanza a una scelta che il Parlamento è chiamato a compiere, a cominciare da domattina quando il ministro La Russa la proporrà prima al Senato e poi alla Camera.
Osservato che quella di dotare gli aerei di bombe «è una decisione nazionale, anche se ovviamente deve essere presa nella cornice del nostro mandato e dei nostri obiettivi comuni», Rasmussen ha fatto una previsione sulle date sul disimpegno delle forze Isaf nel Paese asiatico: «Al vertice Nato di Lisbona del 19 novembre possiamo aspettarci l'annuncio che il processo di transizione in Afghanistan potrà cominciare tra l'inizio e il luglio del 2011 ».
Previsione che non contrasta con il prospettiva delineata dal ministro della Difesa La Russa di «consegnare al governo afghano entro il 2011, la zona ovest del Paese con la provincia di Herat, dove sono concentrate le nostre truppe, affermando il principio che,noi non andremo in un altra zona». In altre parole, secondo il ministro, si riporterà così in Italia il grosso dei soldati con compiti pperativi, lasciando solo gli addestratori, attualmente 450, ma il cui numero potrebbe aumentare. L'opzione bombe sugli aerei viene accettata da tutto il centrodestra, anche se con qualche riserva di esponenti della Lega, come il governatore del Veneto Zaia bilanciato però dal capogruppo alla Camera, Reguzzoni, favorevole i «dare ai nostri soldati gli strumenti migliori possibili per difendersi». E a non voler neppure sentir parlare di ritiro dall'Afghanistan è il presidente dei deputati pdl Cicchitto, perché, sostiene, «sarebbe un gravissimo errore che consentirebbe di nuovo ad Al Qaeda di avere uno Stato santuario dal quale ripartire per attaccare Europa e Stati Uniti». Quanto alla presenza dei soldati italiani, perla loro tutela l'Italia - secondo Cicchitto - «non può non esaminare l'eventualità di un intervento dell'aviazione e, se servono le bombe, questa scelta va fatta».
Scelta dalla quale prende le distanze Piero Fassino, dopo quella che invece era sembrata un'iniziale apertura del responsabile esteri del Pd. «Non siamo favorevoli - ha detto Fassino - ad armare i caccia, cosa che ci pare una misura non opportuna né utile». Per l'esponente democrat, l'uso delle bombe «non è detto che aumenti la sicurezza del nostro contingente. In più, i bombardamenti espongono la popolazione civile a conseguenze drammatiche». Il Pd, comunque, «resta naturalmente disponibile a discutere ogni altra misura messa a disposizione dei nostri soldati per essere nella massima sicurezza senza cambiare i caratteri della missione. Anche per questo - conclude Fassíno - bisognerà vedere cosa verrà a proporci La Russa in Parlamento».
E a sollecitare le proposte dell'esecutivo è anche Pier Ferdinando Casini: «Se vuole armare gli aerei con le bombe, il governo dice il leader dell'Udc - deve formulare una sua proposta alle Camere, perché questo significherebbe cambiare le modalità di impiego e il senso della nostra missione in Afghanistan. Saremo responsabili come sempre, ma ognuno si assuma le sue responsabilità». Dubbioso sull'uso delle bombe anche Francesco Rutelli, che vorrebbe lasciare la decisione ai comandi militari. Contraria Emma Bovino, che vede «solo il rischio di aumentare le vittime civili».
Mentre disposte alle barricate contro questo tipo di armamenti appaiono tutte le forze minori della sinistra non rappresentata in Parlamento, da Rifondazione al Pdci e dai Verdi alla Sel di Vendola. E decisissima a premere per il «ritiro immediato» è, ma dai suoi scanni in Parlamento, l' Idv, il cui leader Antonio Di Pietro accusa il ministro La Russa di «avere, con la sua proposta sulle bombe, gettato la maschera: il nostro Paese è in guerra, anche se - sottolinea l'ex pm - la nostra Costituzione, al suo articolo 11, ripudia la guerra».

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