A Bologna contro la guerra ai coltivatori di canapa

Una piantina di canapa e una domanda: «Si può finire in galera per aver piantato questa?». La piantina ha fatto uno dei suoi primi ingressi (ci aveva pensato anche l'ex deputato Caruso, qualche tempo fa) alla Camera dei deputati per mano di Claudia Sterzi, presidente della neonata Associazione per la sensibilizzazione sulla canapa autoprodotta, che ieri ha lanciato l'«Assemblea nazionale per la regolamentazione della coltivazione domestica di canapa». L'appuntamento è a Bologna il prossimo 3 aprile alle 9:00, presso la Sala Piazza di via Marco Polo 51. Un incontro nazionale con un obiettivo preciso: arrivare a una regolamentazione della coltivazione domestica della canapa, che eviterebbe a migliaia di persone di avere la vita letteralmente devastata. Se chi viene considerato consumatore di marijuana, infatti, va incontro a sanzioni non certo lievi (tra il quale l'obbligo di cura) ma pur sempre amministrative, chi viene «beccato» con la classica piantina sul balcone di casa va invece incontro a un processo di carattere penale e al carcere. Giancarlo Cecconi, presidente dell'Ascia, ha raccontato la sua esperienza: arrestato insieme a sua moglie perché nella loro casa le forze dell'ordine hanno trovato alcune piantine di cannabis, ha cercato di spiegare che servivano esclusivamente al loro consumo domestico ma entrambi hanno dovuto passare una notte in carcere e subire un processo. Cecconi è stato in buona compagnia: secondo il bollettino redatto dall'associazione ogni giorno c'è una media di 5-7 arresti, per un totale di mille nel solo 2010. «Quanto ci costa tutto questo?», la domanda del segretario dei Radicali Mario Staderini. «Non siamo né tossicodipendenti, né criminali - hanno detto gli organizzatori - la legge Fini-Giovanardi è una follia».
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