Il blitz dei 200 parlamentari «Carcere da terzo mondo»

Detenuti con due metri quadri di spazio vitale a testa, senza carta igienica, senza assistenza psicologica. Troppo spesso troppo poveri, troppo soli, troppo malati per reggere 20 ore al giorno sdraiati in un loculo dove hai il soffitto a trenta centimetri dalla faccia e il bagno alla turca nella stessa, fetida cella dove dormi. Succede nelle carceri italiane, ispezionate in questo weekend da 200 parlamentari impegnati nell'iniziativa dei radicali "Ferragosto in carcere". Strutture fatiscenti che sarebbero da chiudere, sott'organico di agenti, sovraffollamento e poca manutenzione, sono le denunce unanimi dei parlamentari-ispettori. Problemi che affliggono l'80% delle carceri; sommati al malcontento dei detenuti e all'inadeguatezza delle cure sanitarie di fronte al diffondersi in carcere di malattie gravi (sifilide, tbc, epatite), fanno delle case circondariali bombe a orologeria.
Peggio. C'è chi sta peggio: al carcere dell'Ucciardone di Palermo, struttura del 1834, restano 200 euro per la manutenzione nel 2010; al carcere di Sulmona c'è un solo psicologo, neppure fisso, per 420 detenuti; al carcere di San Sebastiano di Sassari, uno dei peggiori, i detenuti sono senza carta igienica da un mese, non hanno i piatti, hanno il bagno alla turca in celle di 2 metri per 3 dove stanno in tre; a Poggioreale a Napoli, il carcere più grande d'Europa, ci sono mille detenuti in più (2500) dei consentiti e in quello di piazza Lanza a Catania ci sono 220 agenti di polizia penitenziaria anziché 435: la metà di quelli che servirebbero. «Il mondo ecclesiastico ha le stesse prerogative dei parlamentari. Di fronte a queste condizioni carcerarie, dov'è la Chiesa? Noi radicali abbiamo visitato il 95 % delle carceri italiane...» - ha detto ieri Marco Pannella. Irene Testa, segretaria dell'associazione radicale «detenuto ignoto» rivolge un appello al governo: «In primis bisogna alleggerire, svuotare, le carceri: il governo, inerte, dovrebbe impegnarsi per la depenalizzazione dei reati legati allo spaccio e all'immigrazione». L'altro ieri Irene Testa ha visitato il vecchio carcere di San Sebastiano di Sassari di cui chiede la chiusura: «Le pareti sono ammuffite, i piccioni svolazzano ovunque. Era prevista un'ora di ballo a settimana: non si può fare per l'assenza di sorveglianza».
All'Ucciardone di Palermo il budget per la manutenzione ammonta a 8mila euro annui (quest'anno già quasi tutti spesi) e dove ci sono 300 detenuti in più: «In condizioni igieniche di totale insalubrità, con bagni da terzo mondo, spesso senza acqua calda» - denuncia il senatore Francesco Ferrante (Pd) che annuncia un'interrogazione «sulle eccessive spese sanitarie: 800mila euro all'anno spesi dal ministero di grazia e giustizia (la Regione Sicilia non ha ancora preso in carico l'assistenza sanitaria dei suoi detenuti n.d.r.)».
Non solo l'Ucciardone, nelle carceri siciliane la situazione è grave. Giuseppe Beretta, deputato Pd, chiede la chiusura della casa circondariale di Piazza Lanza a Catania e un carcere nuovo: «Se non scoppia una rivolta nazionale è solo per via del continuo ricambio. A piazza Lanza i detenuti sono più del doppio, dormono in 4 uno sull'altro e l'ul- timo ha il soffitto a 30 centimetri dalla faccia». Anche al carcere psichiatrico di Barcellona Pozzo di Gotto, poiché le competenze sanitarie non sono ancora passate alla Regione, arrivano detenuti da tutta Italia e sono fino a 10 in uno stanzone, denuncia la deputata Pd, Olga D'Antona. A Poggioreale i detenuti lavorano e tengono i pavimenti lustri, ma i carcerati sono 1000 in più e i tagli del governo sugli straordinari degli agenti sono una scure: da 110mila ore che Alfano assegnò nel 2009 alle 79mila del 2010, con conseguenti tagli sulle attività extra, per impossibilità di sorvegliare. A ciò, denuncia Francesco Barbato deputato Idv, si aggiunge la burocrazia: «Le carceri non possono gestire fondi extrabilancio, così a Poggioreale c'è un campo di calcetto, finanziato dalla Regione, in costruzione da tre anni: i soldi sono dovuti passare per il ministero che poi li ha girati al carcere».
Certi direttori, animati da buona volontà, ce la fanno a tirare una coperta troppo stretta: così capita che il 14 settembre le detenute del carcere femminile di Pozzuoli si faranno cuoche e debutteranno con le 'cene galeotte' per ospiti esterni. Già gestiscono una torrefazione, il caffè si chiama 'le lazzarelle'. A Sulmona, invece, detenuti-falegnami potrebbero iniziare a fare i mobili per tutte le carceri d'Italia, mentre i loro colleghi che hanno deciso di farsi calzolai, già vestono i piedi dei compagni di cella?
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