Blair sfida il Papa "Sì alle nozze gay in Gran Bretagna"

Il cattolico più famoso di Gran Bretagna va all'attacco contro il Papa sulla questione dei matrimoni gay. Tony Blair si è convertito al cattolicesimo nel 2007, sei mesi dopo avere lasciato Downing street. È stato lui, quando era primo ministro,a introdurre le unioni civili tra persone dello stesso sesso. Ora l'ex premier laburista si spinge ancora più avanti, appoggiando la legalizzazione delle nozze tra omosessuali, su cui il governo conservatore guidato da David Cameron si prepara a proporre una legge. Una sfida aperta al Vaticano e alla Chiesa cattolica d'Inghilterra, che si oppongono con veemenza al progetto. E l'iniziativa non piace nemmeno ai vertici della Chiesa anglicana, che pur essendo più aperta di quella cattolica sulla questione delll'omosessualità rimane contraria ai matrimoni fra gay e lesbiche. Nelle messe celebrate ieri, a tutti i cattolici d'Inghilterra e Gallesè stata letta la lettera di due arcivescovi che spiegano come la nuova legge metterebbe a repentaglio l'istituzione del matrimonioe la famiglia. Ma ciononostante, secondo quanto rivela l' Independent on Sunday, Blair avrebbe confidato a suoi amici che anche lui «appoggia con fermezza la proposta del primo ministro» in questo campo. Responsabile per l'introduzione delle leggi sulla partnership civile per gli omosessuali (che regolano diritti e benefici legali di una coppia gay come fa il matrimonio per gli eterosessuali) e per aver abbassato l'età del consenso per un rapporto gay a 16 anni, finora l'ex premier si era tenuto fuori dal dibattito sui matrimoni tra persone dello stesso sesso.
Diventato cattolico per seguire la fede della moglie Cherie e quella con cui erano stati educati i suoi quattro figli, Blair è stato ricevuto più volte dal Papa. La sua Faith Foundation, creata quando si è dimesso da primo ministro,è una fondazione che si batte per il dialogo tra le religioni, e fra la religione e i laici. Se deciderà di parlare pubblicamente a favore del matrimonio gay, l'ex leader laburista darebbe un sostegno decisivo alla legge attualmente sostenuta da Cameron.
Ma anche far sapere come la pensa rappresenta un passo significativo. Del resto il governo conservatore britannico sembra determinato ad andare avanti. Nonostante l'opposizione degli ambienti ecclesiastici, Cameron e praticamente tutti i membri del suo esecutivo sono a favore della legalizzazione del matrimonio gay. Lynne Featherstone, il sottosegretario che lancerà la consultazione pubblica sull'argomento questo mese, ha dichiarato che il matrimonio è una questione che riguarda «le persone» in primo luogo e solo in secondo luogo la chiesa. «Io sono a favore di tutto ciò che rafforza la famiglia, dunque anche del matrimonio gay», dice da parte sua Cameron. «Non lo appoggio nonostante il fatto che io sia conservatore, ma proprio perché sono conservatore». Una questione su cui dunque in Gran Bretagna destra e sinistra la vedono allo stesso modo. E anche la maggioranza dell'opinione pubblica appare favorevole: secondo un sondaggio pubblicato ieri dal Sunday Telegraph, il 45 per cento della popolazione britannica è per il matrimonio gay, il 36 per cento è contrario e gli altri non hanno un'opinione in merito. Se il Regno Unito seguirà l'America (che a sua volta si accinge a far passare in molti Stati una legge sui matrimoni gay) su questa strada, il Vaticano si troverebbe in crescente difficoltà. Papa Benedetto XVI ha parlato nei giorni scorsi in difesa della sacralità dell'istituto del matrimonio e forse non è un caso che abbia ricevuto ieri in Vaticano l'arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams: secondo le indiscrezioni hanno parlato proprio di questo.
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