Black bloc la Tav e il camembert

Non c'è nemmeno bisogno di dire che chi si presenta bardato con maschera antigas e zaino pieno di sassi e quant'altro non può poi invocare dibattito democratico ma è inevitabile riceva sanzioni penali. L'ha capito, sia pure in ritardo, anche Beppe Grillo ed è dunque inutile insistere sul tema. Le nuove dichiarazioni di Grillo rimandano a un'altra questione apparentemente più complicata. Grillo sostiene che far viaggiare le merci a 300 all'ora sia roba da anni '70.
Oggi, sostiene il guru a cinque stelle, per le merci deve vigere il regionalismo. Slow-food sostiene l'importanza del cibo a “chilometri zero” eppure non arriva a chiedere il divieto di trasporto per il camembert che il sedentario della val di Susa ha diritto a mangiare ogni tanto. Qualcuno glielo deve portare. Su camion no e lo si può capire, ma allora le rotaie avrebbero un senso. E invece no, niente rotaie. E poi la regionalizzazione dei consumi può forse, a prezzo di una certa monotonia, applicarsi al cibo ma per l'odiato televisore o l'amato computer come si fa? No, c'è qualcosa che non va anche se non si è dei feticisti del mercato.
Dietro il concetto di "sviluppo sostenibile" di Aurelio Peccei e del "club di Roma" c'era la ricerca di un mercato ben temperato da parte di capitalisti illuminati che sfidavano il criterio iperindustrialista che aveva fatto breccia anche nel movimento operaio. Dietro la "decrescita " del professor Latouche, cui si ispirano gli spin-doctor di Grillo, c'è la ripartizione della povertà. E per l'intanto i black-blok.
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