Biotestamento e cure palliative: non fermiamoci

Dalla Rassegna stampa

Dopo il voto di fiducia al governo Berlusconi, dovrebbe andare in aula alla Camera la legge sul testamento biologico. La legge è in realtà una legge "contro" il testamento biologico sia perché prevede procedure complesse e onerose, sia perché sbilancia il potere finale di decisione in favore dei medici anziché del malato. Inoltre, prevede l’impossibilità di rinunciare alla alimentazione e alla idratazione artificiali, considerate forme di "sostegno vitale" e non - contrariamente al parere di tutte le associazioni scientifiche - trattamenti sanitari. Ciò rende la legge sicuramente incostituzionale perché l’articolo 32 della Costituzione contiene una norma tassativa: «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge». Dunque, in caso di approvazione di questo testo, bisognerà indire un referendum abrogativo che potrebbe avere largo consenso della cittadinanza, e inoltre singoli cittadini potrebbero intentare delle cause per non aver visto rispettate le volontà espresse nelle loro disposizioni anticipate sui trattamenti sanitari. Due modi, uno politico e uno giudiziario, per correggere la legislazione dal basso.
 
 Consapevoli del fatto che queste norme avrebbero l’effetto di allungare le sofferenze dei malati terminali e di quelli in stato vegetativo e delle loro famiglie, la stessa maggioranza aveva presentato e fatto approvare un emendamento che stanziava 150 milioni di euro per il triennio 2010-2013 per potenziare le cure palliative, per le quali l’Italia è tra gli ultimi paesi al mondo e l’ultimo in Europa. Recentemente si è però scoperto che questo stanziamento - benché modesto - non ha ancora trovato la copertura finanziaria. Anzi, il senatore Marino ci ha detto che «questo governo ha finanziato la rete delle cure palliative sul terriotorio per un - e dico "un" - milione di euro, contro i 240 annui stanziati dalla Germania».
 
 Per queste ragioni, nel quarto anniversario della morte di Piergiorgio Welby, facciamo appello a tutti i membri della Camera: ai deputati del centro sinistra; a quelli del gruppo del Presidente Fini, che si è sempre detto favorevole alla libertà di coscienza sui temi inerenti i diritti civili; ma anche ai deputati "laici" del Popolo della Libertà, a partire dagli ex socialisti, che vengono dal partito di Renato Sansone e di Loris Fortuna, protagonisti delle grandi e vittoriose battaglie per il divorzio e per l’aborto. Diano ai cittadini italiani quello che tutti gli altri cittadini europei hanno da anni: la possibilità di depositare oggi per allora le proprie disposizioni anticipate sui trattamenti sanitari in un database nazionale. E assicurino a chi soffre il sollievo di adeguate cure palliative. Sulla malattia, il dolore e la morte, tutti dovrebbero cercare quello che unisce, non quello che divide.

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