Biotestamento alla Camera In migliaia dicono no

Sono già 6mila i medici (e 5mila le cittadine e i cittadini "comuni") che hanno aderito alla campagna lanciata dalla Cgil "Io non costringo, curo" contro la legge sul fine vita che è approdata ieri in aula alla Camera. La campagna è partita per iniziativa del personale sanitario «per parlare a tutti, e per chiedere alla politica, al parlamento, che si fermi una discussione inficiata da ideologismi e contraria alle norme della deontologia medica e ai valori costituzionali della nostra Repubblica». Nutrizione e idratazione forzate, spiega una nota della Fp Cgil, «non sono equiparabili a pane e acqua, e nessuna legge può cancellare la libera scelta del paziente, eliminare la prospettiva, per noi essenziale, di una alleanza terapeutica tra paziente e personale medico. I medici e gli operatori sanitari italiani conclude la nota - non vogliono costringere. Vogliono poter curare». Oggi le prime firme saranno consegnate al presidente della Camera Fini, ma la raccolta, iniziata sul web, proseguirà per tutto il mese di marzo negli ospedali e nei presidi sanitari. Il testo di legge elaborato dalla commissione Affari sociali della Camera dopo un complesso iter partito due anni fa dal caso Englaro prevede l'alimentazione e idratazione forzata e lascia l'ultima parola al medico, non vincolato alla volontà espressa preventivamente dal paziente.
Una legge che di fatto è «contro il testamento biologico», come ha denunciato Marco Cappato, segretario dell'associazione Luca Coscioni, al sit-in davanti a Montecitorio insieme a Emma Bonino e Marco Pannella, «contro la Costituzione e contro la volontà dell'80 per cento degli italiani. L'unica possibilità che questa legge ha di passare è se l'opposizione non farà l'opposizione e se non ci saranno confronti su questo tema nei grandi spazi di "disinformazione" di Rai e Mediaset». Da ieri uno dei dirigenti dell'Associazione Coscioni, Carlo Troilo, è in sciopero della fame. La discussione in aula proseguirà mercoledì, mentre il voto è previsto ad aprile. I sei deputati Radicali del Pd (come anche l'Idv) hanno depositato una pregiudiziale di costituzionalità e chiesto al resto del Pd di pronunciarsi chiaramente, il vicepresidente democratico Ivan Scalfarotto parla di «legge autoritaria e sconnessa» che «va bloccata», Umberto Veronesi si augura che «sia affossata per sempre», Vincenzo Vita si impegna a conquistare spazio nei programmi Rai ponendo il problema in Commissione Vigilanza. Forte riserva anche da Fli: di legge «indigeribile e sbagliata» parla Benedetto Della Vedova. Ma lo sponsor della legge è potente: «S'ha da fare», ha scritto Avvenire, mentre per il presidente della Cei, cardinale Bagnasco, «rappresenta un modo concreto per governare la realtà e non lasciarla in balia di sentenze che possono a propria discrezione emettere un verdetto di vita o di morte». Di qui i toni apocalittici di molti sostenitori (una legge «contro l'eutanasia di Stato» ha detto Antonio Mazzocchi, Pdl, presidente dei Cristiano-riformisti). E alcuni tentativi di mediazione: per esempio quello di Livia Turco, che invita a tornare a discutere per «costruire in uno spirito di reciproco ascolto una legge condivisa».
© 2011 Liberazione. Tutti i diritti riservati
SEGUICI
SU
FACEBOOK
SU