Bindi: «A trattare si va con una proposta propria»

Due punti sono irrinunciabili: i cittadini devono poter scegliere i propri parlamentari e la coalizione dalla quale vogliono essere governati». È chiaro e netto il pensiero che Rosy Bindi, presidente dell'assemblea nazionale del Partito democratico, affida a Europa il giorno dopo le polemiche scatenate dal "retroscena" dalemiano pubblicato da Repubblica e le dichiarazioni di Pier Luigi Bersani nel forum televisivo dello stesso quotidiano.
Il primo punto rimanda evidentemente alla necessità di smantellare per sempre il Porcellum, la legge inventata da Roberto Calderoli nel 2005 per contenere i danni che l'avanzata del centrosinistra faceva presagire per il suo schieramento. E su questo primo punto nel Pd non si trova nessuno che si dichiari in disaccordo, neanche a cercarlo col lanternino dalle parti dei miracolati e dei loro sponsor. Il secondo rimanda direttamente alla questione posta da Massimo D'Alema, e cioè alla sua preferenza spiccata per il sistema elettorale tedesco, quello, appunto, che consente la formazione delle coalizioni di governo "dopo" le elezioni.
Pier Luigi Bersani ha parlato di «correzione» del modello tedesco o del Mattarellum, invocando una «flessibilità» che dia «elementi di respiro» al meccanismo stesso, sicuro comunque che con la nuova legge elettorale non ci si possa esimere dal dire «con chi si sta». Sul modello tedesco, però, i bipolaristi sono da sempre sospettosi, convinti che il suo appeal principale presso i suoi fautori risieda proprio nell'ampio spazio di manovra che riserva ai partiti. «Non possiamo pensare di tornare a un sistema in cui i cittadini sceglievano i partiti e poi questi si mettevano d'accordo su chi e come li avrebbe governati», afferma Rosy Bindi, che richiama con forza il voto dell'assemblea nazionale di maggio: «In quell'occasione la segreteria ha convocato i mille componenti di uno dei suoi organi più importanti e ha chiesto loro di votare un documento che conteneva un orientamento prevalente: un sistema uninominale possibilmente a doppio turno. Questa è stata la nostra proposta. Certamente, il voto di maggio non era definitivo, però apriva un percorso di dibattito nella base e nei circoli su quella proposta, in vista del voto definitivo previsto nell'assemblea di gennaio 2011. Cosa è successo di nuovo? Perché un'intervista dovrebbe modificare l'indirizzo scelto da un organismo dirigente?».
E la flessibilità invocata da Bersani? La priorità, il segretario l'ha ribadito anche ieri, è mettere assieme coloro che sono d'accordo sul considerare il Porcellum «un abominio»: «Mi si dia una maggioranza disposta a cambiare questa legge non solo a parole e la legge nuova si fa» ha detto Bersani. «Credo che un partito serio debba avere una sua proposta e indicare i punti di mediazione possibili» è il parere della presidente Bindi, «alle trattative si va con una propria posizione, sapendo quali sono i punti irrinunciabili e su cosa invece si può discutere. Nel merito, non credo che dobbiamo sempre andare in cerca di prestiti di modelli altrui. Forse è venuto il tempo che l'Italia abbia un suo modello».
È ipotizzabile un ritorno del Mattarellum? «Certamente è un sistema che ha avuto una sua dignità», risponde Bindi, «tuttavia dobbiamo vedere come va la discussione sulla nostra proposta, tenendo i piedi ben fermi». Sul segretario «che invita a non impiccarsi a un modello di legge elettorale» ha fatto sentire ieri la sua voce critica Arturo Parisi: «Leggo di un Bersani mediatore tra le varie formule elettorali. Vedremo, discuteremo, questo fanno i partiti. Ma se il segretario media, chi è che rappresenta la posizione che il partito avrebbe approvato solennemente nei suoi organi dirigenti? Talvolta i partiti muoiono a causa delle scelte che fanno, ma muoiono ancor più a causa delle scelte che non riescono a fare, e certamente quando rinnegano o non difendono le scelte che dicono di aver fatto». E ieri è proseguita la raccolta delle firme sotto l'appello bipartisan per l'uninominale lanciato da Pietro Ichino, Mario Baldassarri e sostenuto dai radicali.
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