Bicamerale in stallo, Lega all’attacco: serve la maggioranza

Dalla Rassegna stampa

«In un paio di mesi il federalismo lo portiamo a casa...». L’ottimismo di Roberto Calderoli alla vigilia dell’incontro tra Bossi e Napolitano, oggi al Quirinale, certifica la fretta del Carroccio e il pressing dei vertici leghisti su Berlusconi. Federalismo o morte, federalismo o voto. La parità con cui la «bicameralina» ha bocciato i provvedimenti sui Comuni brucia ancora. E la Lega, lunedì alla tavola di Arcore, ha scandito il suo ultimatum: «Bisogna ritrovare la maggioranza in commissione, il terzo polo deve fare un passo indietro». Berlusconi ha ricevuto il messaggio e Roberto Maroni si mostra ottimista: «Il federalismo è più vicino».
 
 Per la Lega Nord la visita al Colle è un passaggio strategico, dopo che Napolitano ha respinto come «irricevibile» il decreto sul federalismo. «Con lui non c’è stato scontro - prepara il terreno Calderoli -. La via indicata dal capo dello Stato è anche la via d’uscita, perché se ci dovesse essere un pareggio anche con il prossimo decreto, sarà l’Aula a pronunciarsi». Il pareggio è l’incubo della Lega. Domani l’ufficio di presidenza della «bicameralina» guidata da Enrico La Loggia ha all’ordine del giorno il decreto legislativo su fiscalità regionale e sanità, valore 140 miliardi. E Bossi, che vuole evitare altri incidenti di percorso, renderà partecipe Napolitano delle sue preoccupazioni. Come conferma Calderoli, la Lega ha chiesto al premier «la maggioranza in tutte le commissioni» e Berlusconi «si è impegnato». Il problema è il come. A sentire Michele Ventura (Pd), la Bicamerale non può mutare la sua composizione: «Siamo 15 a 15 e la commissione è destinata a restare in parità». La Loggia ha chiesto un passo indietro al finiano Mario Baldassarri, il quale non vede ragione alcuna per cedere il posto: «Davvero pensano di risolvere i problemi cambiando i membri della commissione?». Analoga paralisi nella Bilancio della Camera (24 a 24) e nella Finanze del Senato: due commissioni chiave per il Milleproroghe. Per risolvere il rebus serve un accordo politico. Fini e Schifani concordano sulla necessità di un riequilibrio e lo hanno messo per iscritto, ma da allora niente si è mosso. Silvano Moffa ha chiesto rappresentanza per il nuovo gruppo dei «Responsabili». La Loggia ha lanciato pubblici appelli, definendo «sproporzionati» quattro rappresentanti per il terzo polo. Ma sul tavolo dei presidenti di Camera e Senato non è approdata alcuna richiesta ufficiale. «Fini si farà carico del problema..», lo sfida il «responsabile» Saverio Romano. Di certo il presidente della Camera non si metterà di traverso né farà forzature regolamentari. Intanto, però, lo scontro sui numeri rischia di generare tensioni nel terzo polo. «Perché mai dovremmo fare un passo indietro noi? - tiene duro Adolfo Urso di Fli -. Siamo il quarto gruppo e abbiamo un solo rappresentante, l’Udc ne ha due». Chi dovrà sacrificarsi? Nel mirino, oltre agli udc Galletti e D’Alia, Lanzillotta dell’Api. E oggi Berlusconi vede Pannella.

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