Bersani si vendica dei radicali

Pier Luigi Bersani non scherza e serve la fredda vendetta ai radicali. Per educare anche gli alleati attuali e futuri. Il partito di Marco Pannella si veste da vittima per essere stato fatto fuori dall'alleanza di centrosinistra, sia per la competizione nazionale che nelle due importanti della Lombardia e del Lazio.
Al di là delle ragioni di circostanza come quella che ha dato Nicola Zingaretti nei giorni scorsi, dal piano nobile del Nazareno trapela che la motivazione è solo una e sta nel loro comportamento sulla sfiducia al governo di Silvio Berlusconi del 14 ottobre 2011. Quando il gruppo radicale, ospitato da Walter Veltroni nelle liste del Pd, non seguì le indicazioni dell'opposizione che puntava a non far raggiungere il numero legale e annullare il voto, in attesa di convincere ancora qualcuno del Pdl per ottenere la sfiducia sicura. I radicali invece parteciparono seppur votando la sfiducia, ma il governo si salvò. E così facendo cambiò la storia del paese con l'intervento di Giorgio Napolitano e le pressioni dell'Europa che portarono un mese dopo alle dimissioni di Silvio Berlusconi condizionate dalla strana maggioranza a sostegno di Mario Monti anziché andare al voto. Insomma, il Pd in quell'occasione perse il merito di aver mandato a casa Berlusconi e la possibilità di dare le carte tanto che dopo oltre un anno, oggi sembra di nuovo a rischio di conquistare il paese. Il Pd allora accusò l'entrata dei radicali che avrebbe creato un effetto trascinamento Il segretario Pd attaccò a testa bassa dicendo che «questo governo morirà di fiducia. Oggi ha avuto un voto al ribasso. L'opposizione ha dimostrato di non accettare giochi di sopravvivenza sulla pelle del paese. Da domani il problema politico risulterà ancora più evidente. Noi continueremo la nostra battaglia, sia con la manifestazione nazionale a Roma del 5 novembre, sia con la costruzione di un'alternativa che in questi giorni si è evidentemente rafforzata». Pannella gli rispose che «quelli del Pd? Grandi artisti e masochisti. Riescono a farsi mangiare da Berlusconi anche quando quello è ridotto in polpette_ Non possiamo fare di mestiere quelli che salvano i carcerati e i Democratici». Maurizio Turco aggiunge: «Pronte querele contro chi ci diffama». Quella vicenda oggi sembra dimenticata dai più, ma non è così. Bersani che oggi si ritrova a dover ragionare di desistenze e accordi per garantirsi una vittoria tornata incerta e che sarebbe stata facile un anno fa, li ha voluti fuori da tutto. Prima dall'alleanza di governo, dove andranno da soli. I radicali speravano che sarebbe finita lì e hanno tentato di entrare dalla finestra cercando di allearsi per le elezioni lombarde e laziali. E anche lì, segno che il segretario sta disciplinando l'intero partito, hanno trovato le serrande abbassate. Probabilmente Pannella cambiando nome alla lista diventata Amnistia e Giustizia pensava di aggirare l'ostacolo ma ha addirittura dato una motivazione in più al candidato governatore Umberto Ambrosoli che gli ha risposto che «la materia non è di diretta pertinenza regionale». Nel Lazio invece si è passato dall'eccesso di aver affidato ai radicali la presidenza con Emma Bonino all'allontanamento. Con Zingaretti che gli ha semplicemente chiesto di non ricandidare i consiglieri uscenti per ottenere il risultato. Che ora potrà servire da lezione anche agli alleati attuali e futuri.
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