Bersani rilancia l'alleanza tra progressisti e moderati

Dalla Rassegna stampa

Pier Luigi Bersani e Antonio Di Pietro cercano, ognuno a suo modo, di correggere il tiro dopo aver tenuto a battesimo, alla festa nazionale dell'Idv a Vasto che si è chiusa ieri, il Nuovo Ulivo (Pd, Idv, SeL). «Noi ci siamo sempre resi disponibili a una transizione che venga interpretata come una discontinuità, un cambiamento, per arrivare rapidamente al voto con una nuova legge elettorale e con le prime misure per l'emergenza. Questa è la nostra disponibilità». Questi i paletti, del segretario del Pd Bersani, intervenuto ieri alla Festa democrat di Bologna.

Il rilancio è anche su una prospettiva politica, quella dell'alleanza tra progressisti e moderati, che - assicurano i suoi il segretario non ha mai scartato, nonostante le bordate contro il Nuovo Ulivo di esponenti democrat ex-de come Beppe Fioroni e Marco Follini. Non che ci creda molto, a dire la verità, Bersani, alle presunte manovre interne al Pdl e alla maggioranza per ottenere dal premier un passo indietro, un premier che, s'indigna, «terne di più l'assemblea dell'Onu che il tribunale di Milano». Ecco perché, nel giorno in cui Bossi rilancia da Venezia la secessione («Bossi mette davanti il sogno secessionista, ma poi continua a stare col miliardario», commenta Bersani),: il segretario del Pd raddrizza sì il tiro su elezioni e alleanze, ma è continua a ritenere quella dei voto anticipato la strada più limpida da perseguire. Lo ribadirà alla Direzione convocata per il 3 ottobre, e ha dato mandato alla macchina organizzativa del partito di scaldare i motori per di due appuntamenti tipicamente pre-elettorali: la mobilitazione straordinaria dei circoli, fissata per il 15 ottobre con gazebo e volantinaggi in tutta Italia, e la manifestazione nazionale contro il governo che il Pd e i suoi alleati terranno a Roma il 5 novembre.

Certo, ove mai si aprisse un varco (il 22 settembre si vota l'autorizzazione a procedere contro Milanese, il 27 la sfiducia al ministro Saverio Romano) per un governo istituzionale, di larghe intese o del Presidente, il segretario democrat fa capire che il suo partito non si tirerà indietro, ma guarda più alla prossima legislatura, che ritiene sarà «costituente», che all'attuale, e ammonisce: «Chi si sottrae a questa prospettiva non è all'altezza del compito». Anche Di Pietro, che parla da Vasto, dove si chiude la festa nazionale dell'Ido, prova a raddrizzare la barra in senso moderato, smorza le polemiche con l'Udc e incita i suoi al «momento della responsabilità». Solo che il governo a tempo (sei mesi) e di scopo (solo per cambiare la legge elettorale) che propone è cosa ben diversa dalle larghe intese cui guardano i centristi e pezzi di Pd, soprattutto perché non prevede la presenza di chi «ha distrutto il Paese», e cioè il Pdl.

Di Pietro, intanto, al Pd chiede di mettere mano subito a programma e primarie, ma è indicativo che persino uno come il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ieri abbia detto: «Bene Bersani-Vendola-Di Pietro, ma non basta».

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