Bersani parte accettando la sfida: «I giovani? Eccoli, ce li ho anch’io»

Presentando la squadra che lo affiancherà nella campagna per le primarie del centrosinistra, Pier Luigi Bersani ha voluto inviare messaggi chiari. Al paese, certo, insistendo sulla necessaria «riconciliazione tra politica e società» e sul recupero di un «rapporto tra governo e opinione pubblica», perché «chi racconta che risolverà i problemi da solo, racconta palle». Ma anche e soprattutto all’interno del Pd e, in particolare, della propria maggioranza: il segretario va avanti per conto proprio, senza farsi condizionare nelle decisioni da chi ha scelto di sostenerlo. E il colpo è stato avvertito nelle diverse aree filo-bersaniane: gli unici deputati presenti ieri mattina all’appuntamento alla Casa delle donne erano il fedelissimo Oriano Giovanelli e la “non allineata” Marianna Madia. «Nessuno ci ha invitato», fa sapere un deputato di AreaDem. Per non parlare delle agenzie di stampa, insolitamente povere di dichiarazioni di esponenti del Pd sull’evento del giorno, almeno per il partito.
Difficile che Bersani non l’avesse messo in conto. La sua è stata una scelta ben precisa e, soprattutto, ponderata: con la nomina di Roberto Speranza, Alessandra Moretti e Tommaso Giuntella il segretario ha creato un nucleo di personalità interne al partito, scelte da lui personalmente per la loro “freschezza”, ma ben sperimentata sui territori, equidistanti dalle componenti interne (salvo una certa contiguità con i Giovani turchi, che non a caso sul sito internet di Rifare l’Italia sono gli unici a salutare l’arrivo del terzetto) e in grado di ribattere colpo su colpo agli attacchi che possono provenire da Matteo Renzi, con la loro biografia e la loro preparazione (senza dimenticare l’anagrafe).
Speranza sarà il motore dell’organizzazine dei comitati che stanno nascendo in tutta Italia. Nonostante i suoi 33 anni, ha già una lunga esperienza nella macchina del partito, prima nella Sinistra giovanile e poi nel Pd, di cui è segretario regionale in Basilicata («ma si distaccherà presto», fa sapere Bersani). Moretti, 39enne vicesindaco di Vicenza e volto già noto al pubblico televisivo, sarà la portavoce. Il romano Giuntella, il più giovane con i suoi 28 anni, si occuperà infine dei rapporti con la società civile. Proprio lui, membro dell’Agesci, dà anche il segno del rapporto diretto che Bersani vuole avere con il mondo cattolico, senza “appaltarlo” a chi proviene da partiti che esplicitamente si richiamano a quella tradizione.
«Ma Bersani non pensi di poter fare tutto da solo senza sentire chi lo sostiene», è il commento che viene proprio dai franceschiniani di AreaDem, che si sono riuniti mercoledì sera. Il sostegno al segretario, naturalmente, non si discute, anche perché è difficile trovare alternative. C’è anche chi teme che le scelte di Bersani (sulle regole per le primarie, ma soprattutto sul tema del rinnovamento) appaiano troppo esplicitamente come una risposta a Renzi, correndo così il rischio di un segretario che paradossalmente va al traino dell’outsider.
Anche per questo, AreaDem proverà a evidenziare in un documento il proprio profilo autonomo, come ha sottolineato Piero Fassino in chiusura della riunione. Bersani non sembra preoccuparsi troppo delle polemiche interne di questi giorni: «È una fase di caos creativo, ma non vedo danni». Continua a insistere che le primarie «saranno un traino» per il Pd in vista delle elezioni. Intanto va avanti per la propria strada: l’obiettivo è il governo del paese. E in vista di quel risultato, vuole cominciare a dimostrare con i fatti i principi che lo ispireranno e che già più volte in passato ha preannunciato: il suo esecutivo non sarà fatto con il bilancino tra partiti e correnti, ma avrà una impronta riformista chiara e sarà aperto al contributo della società civile e, soprattutto, di volti e nomi nuovi, per quanto sperimentati. La sua squadra è solo il primo esempio.
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