Bersani: no a Berlusconi-bis

Il ‘Berlusconi-bis’ non fa dormire sonni tranquilli al segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. Questa ipotesi, riaffermata ieri dal Pdl, è stata ancora una volta rigettata dal segretario dei Democratici, che ha invece rilanciato il governo di «responsabilità nazionale» che affronti la crisi e riformi la legge elettorale.
Bersani, che entro un paio di giorni incontrerà Marco Pannella per fare il punto della situazione, è tornato sull’ipotesi che dopo il 14 dicembre, in caso di caduta del governo Berlusconi, si dia vita a un governo di transizione che affronti la crisi e modifichi la legge elettorale. Quanto all’identikit del possibile premier, non si è sbilanciato, per rispetto delle prerogative del presidente Napolitano: «Non parliamo di nomi. In caso di crisi cerchiamo di portare le nostre idee al Quirinale e poi aspettiamo le decisioni del presidente della Repubblica».
Il segretario «non crede» invece all’apertura fatta ieri sulla legge elettorale da Fabrizio Cicchitto: si sa - osserva - che su questo il Cavaliere non è disposto a fare un passo indietro. I tam-tam sulla disponibilità di Casini e Fini per un reincarico al Cavaliere hanno spinto invece Bersani ad esclamare: «Un Berlusconi bis? Sarebbe il quater, un po’ troppo, abbiamo già dato. Basta».
Ma c’è anche l’altro scenario proposto da Fli e Udc nei giorni scorsi, e cioè quello di un incarico a Gianni Letta o Giulio Tremonti (ieri lodato dal responsabile economico del Pd, Fassina, per la proposta degli Eurobond), per un governo targato comunque centrodestra. Il percorso per superare il berlusconismo, secondo Bersani, «non è breve. Da qui al 14 dicembre magari Berlusconi salta, magari fanno una roba interna al centrodestra e noi saremo contro. Oppure c’è una cosa nuova, meglio. Comunque, noi dal 14 combattiamo da una posizione più avanzata. In tutti i casi, se va a casa Berlusconi siamo già avanti di un bel pezzo». In questo senso il Pd lavora per non far avere i numeri al premier: a breve l’incontro con Marco Pannella e i Radicali italiani che dispongono di sei parlamentari alla Camera e tre al Senato. Anche se Emma Bonino tranquillizza tutti: «Non ci sono voti all’asta. A noi non interessa solo quello che accade il 14 dicembre, ma ci poniamo i problemi che il 15 dicembre saranno ancora sul tavolo».
© 2010 Il Gazzettino. Tutti i diritti riservati
SEGUICI
SU
FACEBOOK
SU